Brogli, ecco perché la sinistra imbroglia

Ormai, è una specie di tournée. Con tanto di date, spalle, comprimari e, solo eventualmente, contraddittori. Dopo aver conquistato la prima pagina del Corriere della sera, il dvd di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani Uccidete la democrazia! sta facendo proseliti in televisione.
I brogli di Berlusconi alle elezioni vanno via come il pane. Anche se è tutto falso, come dimostreremo ampiamente; anche se i brogli Berlusconi li ha eventualmente subiti e non fatti; anche se la tesi di Deaglio e Cremagnani lascia scettici persino molti a sinistra che temono possa diventare un clamoroso autogol. E allora, vai con i brogli del Berlusca: nei giorni scorsi se ne è occupata Sky; anche Michele Santoro se n’è interessato per Annozero e, con ogni probabilità, domenica Deaglio sarà il protagonista assoluto della puntata di 30 minuti, il programma di Lucia Annunziata. Insomma, un brogli-tour in piena regola.
Il problema è che una bugia detta dieci volte, anche se in ore di massimo ascolto, anche se in prima serata, resta una bugia. Ma rischia di passare come la verità. Il retroscena del disegno è molto chiaro: oscurare i ritardi con cui procedono i lavori della giunta delle elezioni di Montecitorio per la convalida degli eletti con un polverone che ribalta l’accusa di aver intorbidato i conteggi elettorali. Un disegno ancor più pericoloso se si considera che i famosi 24mila voti di scarto fra le due coalizioni, pari allo 0,06 per cento dei voti, valgono settanta seggi alla Camera, cioè il premio di maggioranza attribuito alla coalizione vincente. Cioè all’Unione.
Ecco quindi un vademecum minimo sulla questione-brogli, necessario e sufficiente per smontare alla base le tesi di Deaglio amplificate dalle televisioni. Per l’occasione, il nostro Virgilio attraverso le leggi è Gregorio Fontana, capogruppo azzurro nella giunta per le elezioni di Montecitorio, che sta portando avanti quasi da solo la battaglia per il riconteggio dei voti, nel silenzio anche di molti alleati: «Ma la solitudine - sorride amaro - non mi preoccupa più di tanto; sono gli stessi che non credevano alle nostre possibilità di vittoria alle elezioni».
A un esame di diritto, la tesi del dvd allegato al Diario non passerebbe nemmeno la prima domanda. Perché è basata sul fatto che, grazie a un software americano, il ministero dell’Interno possa aver trasformato le schede bianche in voti per Forza Italia, l’unico partito i cui dati finali si sono discostati dagli esiti degli exit poll. Ma tutto questo non tiene conto di un semplicissimo fatto che fa crollare miseramente tutta la costruzione: dopo l’insediamento dei seggi, esaurita la fase preliminare, il Viminale non ha più alcun ruolo nelle elezioni e la macchina elettorale, da quel momento in poi, è sottoposta solo alla legge, senza alcun potere gerarchico del ministero.
In pratica, il Viminale - ad esempio quando gli inviati delle televisioni e dei giornali comunicano i dati «ufficiali» delle elezioni - è solo una sorta di megaufficio stampa, che smista le notizie che i seggi girano, con un estratto del verbale, alle prefetture. Che a loro volta, via fax o addirittura per telefono, li mandano a Roma. Ma sono proprio quelle virgolette che trasformano i dati «ufficiali» in ufficiosi.
Gli unici dati davvero ufficiali, invece, sono quelli dei verbali che vengono chiusi in un plico e inviati ai magistrati delle Corti d’Appello e degli uffici centrali circoscrizionali e, in un’altra copia, riempiti e archiviati dai singoli Comuni insieme alle schede valide. A prova di megabrogli.
Insomma, in una parola, stiamo parlando di una grande balla. Il dvd di Deaglio e il tam tam televisivo che si sta organizzando parte da una premessa irreale: che il Viminale abbia qualche potere nell’assegnazione dei voti. Il che non è assolutamente. Quindi - anche ragionando per assurdo e ammettendo che Berlusconi avesse voluto organizzare dei brogli insieme a Pisanu - semplicemente non ne aveva la possibilità.

È qualcosa di impossibile, stiamo perdendo tempo sul niente.
Intanto, mentre si dibatte di simili amenità, a sette mesi dalle elezioni non è nemmeno iniziato il riconteggio delle schede che potrebbero ribaltare la maggioranza alla Camera. Curioso.

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