da Firenze
Che pittore, il Bronzino! Che fosse un poeta burlesco lo si sapeva dalle sue rime piccanti. Ma a confermarlo arrivano adesso particolari inediti dei suoi dipinti, riemersi durante i restauri per la grande mostra che si aprirà a Palazzo Strozzi a Firenze il 24 settembre, la prima grande monografica del pittore che riunirà circa sessanta opere, tra cui alcuni inediti. La mostra è intitolata «Bronzino artista e poeta alla corte dei Medici» ed è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze.
Tra le novità, il volto sghignazzante di un satiro, naso caprino e boccaccia, che riaffiora dietro la schiena di un putto nella tavola con Venere, Amore e Gelosia (o Invidia), del Museo di Budapest, una delle tre di Bronzino (ovvero il fiorentino Agnolo di Cosimo di Mariano, 1503-1572) con questo soggetto. Lopera, firmata, è distesa con altre due su un tavolo del laboratorio dellOpificio delle Pietre Dure di Firenze, dove si stanno effettuando i restauri. Si tratta di una complessa allegoria erotica, dipinta per uno sconosciuto committente, con una sensuale Venere che affianca un altrettanto sensuale Cupido, con un gesto delle gambe che allude a un desiderio sessuale. Lintenzione è ribadita dalla posizione della mano della dea vicina al sesso del fanciullo e dalla freccia diretta verso se stessa. Due maschere di satiri ai piedi di due Amorini personificano i vizi, come lInvidia o Gelosia che si profila sullo sfondo.
Ma non è la sola novità in cui si sono imbattuti i restauratori dellOpificio. In un suggestivo Cristo Crocifisso, citato da Vasari, creduto perduto e restituito in questa occasione al Bronzino dagli studiosi Carlo Falciani e Philippe Costamagna, conservato al Musée des Beaux-Arts Jules Chéret, è riemerso sotto la pittura il volto di Cristo in forma diversa dalla versione dipinta. La riflettografia a infrarossi ha evidenziato un viso di Cristo carico di sofferenza, mentre nel dipinto lespressione è serena e tranquilla. Come mai? Il diverso stile dei due volti potrebbe rivelare le idee della committenza in fatto di religione. Lopera, dipinta nel 1540-1541, era destinata a Bartolomeo e Lucrezia Panciatichi, marito e moglie, grandi amici di Cosimo I de Medici, aderenti alle idee luterane di Valdès diffuse alla corte medicea. Bronzino dipinge dunque per loro un Cristo non troppo sofferente, ricordando che, per i luterani, la redenzione degli uomini sarebbe avvenuta per fede e non attraverso il sacrificio di Cristo.
Scoperta curiosa anche nel Doppio ritratto del nano Morgante, conservato alla Galleria degli Uffizi, dipinto su tela da Bronzino prima del 1553.
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