Cultura e Spettacoli

BROSIO, UNA «LINEA VERDE» FRETTOLOSA

Fu Mario Soldati, nel 1957, a inaugurare con Viaggio sul Po uno dei filoni che sarebbero stati maggiormente sfruttati dalla nostra tv: quello delle trasmissioni itineranti, a contatto con la natura, i cibi, i paesaggi. Allora la natura si chiamava semplicemente così, e i cibi e i paesaggi anche. Non era stata ancora inventata l'espressione «cultura del territorio». Né c'erano ancora sindaci e assessori che si facevano belli davanti alle telecamere promuovendo le meraviglie della natura come se le avessero fatte loro. E non c'era ancora Paolo Brosio che è l'ultimo in ordine di tempo ad avere raccolto il testimone di Soldati e guida da qualche stagione Linea verde (domenica su Raiuno, ore 12,20). Con coraggioso sprezzo del pericolo proprio Brosio, visitando le zone del Po a suo tempo battute da Soldati, ha voluto rendergli omaggio nella scorsa puntata. E ha mostrato spezzoni d'autore in cui si vedeva l'indimenticato scrittore accanto a vignaioli e contadini, intento a intervistare Gianni Brera davanti a una pentola di rane da friggere. Perché lo avrà fatto, Brosio? Per dimostrare di non temere l'impari confronto? Perché convinto di poterlo reggere? Per il desiderio di sentirsi legittimato da un così illustre precedente? Fatto sta che l'ardita scelta induceva a una curiosa riflessione: quel pezzo di antica tv in cui si vedeva una cuoca tagliare la testa alle rane ancora vive prima di friggerle, oggi non potrebbe essere concepita. Ora non si consentirebbe di urtare la sensibilità di animalisti, associazioni di genitori, vigilantes che un tempo non erano così presenti davanti al video. Allora non si risentì nessuno. Forse il più in imbarazzo era Soldati, che continuava a chiedere a Brera «Ma non ti fa impressione?» e a sentirsi rispondere «no». Reso omaggio a Soldati, Brosio ha ripreso il consueto tran tran, fatto di una conduzione che passa da una domanda all'altra sempre con fretta, in ritardo sulla scaletta. Una conduzione più interessata a sistemare bruscamente gli intervistati in favore di telecamera (a rischio di provocare il colpo della strega a qualche contadino ottantenne) che ad ascoltare davvero quel che dicono. Intanto l'altro conduttore Gianfranco Vissani continua a non sentirsi capito dal mondo dei colleghi ristoratori che va a intervistare. «Le mettiamo un po' di spezie su questo bel pesce?» chiede a uno. «No, non ci vogliono». «Un po' di finocchio lo aggiungiamo a questo punto?». «Non adesso». «Il formaggio nella polenta?». «Non in questo tipo di polenta». Per trovare un accordo deve ripiegare sull'extra facile: «L'olio lo scegliamo di quello buono, vero?».

Nemmeno Soldati con Brera si sentiva così incompreso.

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