Brucia cartiera a Castelliri, terrore per una nube tossica

La fabbrica produce anche plastica e utilizza politene, sostanza molto pericolosa Abitazioni evacuate per ore

Alessia Marani

Una piccola «Seveso» alle porte di Frosinone. Panico ieri a Castelliri, piccolo centro alle pendici dei monti Ernici, dove da poco dopo mezzogiorno e trenta per cause tutte da accertare ha preso fuoco una fabbrica di carta e plastica nella zona industriale. Un rogo immenso che in poche ore ha ridotto in cenere ben quattromila metri quadrati della «Almacart srl», stabilimento con sede legale a Napoli e dal ’90 insediato per la produzione nell’area «3» del polo frusinate. Alcuni operai sono rimasti lievemente intossicati, uno è finito ricoverato all’ospedale di Sora.
Un incendio che ha costretto le autorità locali a consigliare ai cittadini di tenere ben sigillate porte e finestre, di spostarsi preferibilmente a nord della provincia per evitare qualsiasi possibile contatto con i fumi sprigionati dalla combustione di politene, sostanza utilizzata per la produzione di imballaggi e shoppers d’uso soprattutto nel compartimento alimentare. Componente chimico considerato «altamente tossico» specie se viene bruciato a temperature elevatissime.
Uno scenario da disastro ecologico che gli abitanti hanno vissuto terrorizzati mentre una quindicina di squadre dei vigili del fuoco e un elicottero AB412 decollato da Ciampino hanno lavorato fino alle sei del pomeriggio prima di riportare la situazione sotto controllo. Operazioni di spegnimento a cui hanno lavorato i pompieri dei comandi di Sora, Arce, Priverno, Fondi e Fiuggi, nonché dei distaccamenti romani di Colleferro e La Rustica. Non solo, per alimentare d’acqua le botti sul posto sono arrivate due speciali «chilolitriche», con serbatoi di 25mila litri ciascuna. Le squadre antincendio hanno lavorato su due diversi fronti: contro le fiamme e per proteggere la restante zona dell’impianto, circa diecimila metri quadrati, scampata al rogo. Momenti che hanno riportato alla memoria quanto accaduto all’Icmesa di Seveso, nel ’76 in Brianza. Quando alcuni chili di diossina nebulizzata contaminarono terreni, animali e persone. Per ore, ieri a Castelliri, un impiegato del Comune ha girato in auto, megafono in pugno, per avvisare la popolazione sul da farsi. Gli abitanti hanno potuto fare rientro nelle loro case a fuoco domato, ma con la precauzione di rimanere dentro, di evitare di uscire in strada o, comunque, all’aperto, per non entrare in contatto con la cenere e la fuliggine rilasciate dalla densa nube di fumo che si è alzata sul paese e visibile fin da Frosinone.


L’Arpa, l’Azienda regionale per l’ambiente, ha effettuato i primi rilievi per stabilire l’eventuale tossicità delle sostanze che si sono sprigionate. Ha dato comunque l’ok per il rientro in casa. Ulteriori esami nei prossimi giorni dovranno confermare o meno il totale cessato pericolo.

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