Franca Iannici
Roma - Diventare una cantante di successo internazionale è stata una importante dimostrazione di forza per la cantante statunitense Anastacia, che ha contratto la malattia di Crohn all’età di tredici anni. Ecco cosa scrive tra le righe del suo diario lanciando un chiaro messaggio di incoraggiamento: "La mia malattia mi ha cambiato in molti modi. Influisce su tutto, dalla mia salute al mio lavoro alle mie relazioni". E ancora: "Il segreto sta nel saper gestire lo stress, affrontare le avversità della vita con calma e serenità".
Attualmente si calcola che in Italia ci siano almeno 100mila persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali. La malattia di Crohn, insieme con la colite ulcerosa e le coliti indeterminate, è definita con l’acronimo MICI - malattie infiammatorie croniche intestinali - (in inglese IBD - inflammatory bowel diseases). Le malattie croniche sono patologie serie e invalidanti per le quali non esiste una terapia definitiva, non guariscono e presentano un decorso caratterizzato da periodi di benessere alternati ad altri in cui i sintomi sono presenti e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità costituiscono la principale causa di morte o disabilità quasi in tutto il mondo. Tra queste le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche, le malattie mentali, i difetti della vista e dell’udito, le malattie genetiche, i disturbi muscolo-scheletrici e dell’apparato gastrointestinale.
La malattia di Crohn, tra le più debilitanti è "una malattia infiammatoria cronica intestinale che può interessare tutto il canale alimentare dalla bocca all’ano, anche se si localizza più frequentemente all’intestino tenue e al colon" chiariscono Paolo Gionchetti e Fernando Rizzello, entrambi ricercatori presso il Centro per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali diretto dal professor Massimo Campieri del Policlinico Sant'Orsola dell’Università di Bologna.
Le cause sono tuttora ignote e ciò limita la terapia medica all'uso di farmaci che controllano l'infiammazione ma sono due i fattori di rischio riconosciuti: la familiarità (presente nel 10 dei casi circa) ed il fumo di sigaretta mentre l’alimentazione risulta ininfluente nell’insorgenza dell’affezione e durante la sua gestione. Ma quali sono i campanelli d’allarme da segnalare al medico di famiglia? "I sintomi che devono far sospettare questa patologia sono la presenza di diarrea cronica (anche notturna), calo ponderale (perdita di peso) o scarsa crescita nel bambino, la febbricola, i dolori addominali e la presenza di sangue nelle feci (più frequente nella colite ulcerosa ma ugualmente presente nella malattia di Crohn che interessa il colon) in giovani adulti (con un picco di incidenza tra i 20 e i 40 anni). Dato che l’origine di questa malattia è ancora sconosciuta, non esiste un trattamento risolutivo ma tra le cure di ultima generazione sono risultati efficaci nello spegnere la fase acuta di malattia sia nel mantenere la malattia spenta i farmaci biologici, ossia anticorpi monoclonali (ossia tutti uguali) in grado di bloccare il TNF alfa, una proteina che svolge un ruolo molto importante nell’espandere e mantenere quel processo infiammatorio. In Italia ve ne sono a disposizione due: l’Infliximab e l’Adalimumab.
Con i limiti della difficoltà di gestione di questa malattia, lo sforzo continuo dei medici è di permettere ai pazienti, che, va ricordato, sono spesso molto giovani, di avere una qualità di vita buona, di potersi realizzare in tutte le proprie aspettative, ricordando che hanno un "a-mico" interno che gli rende la vita difficile ed un amico esterno, il proprio medico di fiducia, che cerca di aiutarlo (http://www.micitalia.org).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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