Un Brunello, tre annate, cinque stelle

N on tutti sanno che i grandi vini italiani hanno una valutazione in stelle per le singole annate. Si tratta di un punteggio da una a cinque stelle che viene affibbiato al valore medio dei vini di un certo territorio nella singola vendemmia in base al giudizio di una commissione di esperti di solito coordinata dal consorzio e che prescinde poi dalla qualità del singolo «cru» o della singola etichetta. Nel caso del Brunello di Montalcino ci sono state diverse annate a cinque stelle nel nuovo millennio: la 2004, la 2006, la 2007, la 2010, la 2012 e, tra quelle che usciranno in futuro, la 2015 e la 2016.

È stata quindi una fortuna poter degustare in rapida successione tra annate «top» di uno dei Brunelli più rinomati, il Castelgiocondo dei Frescobaldi, che possiedono terreni in tutti i principali distretti vinicoli della Toscana, dal Chianti alla Maremma a - appunto - Montalcino. Siamo partiti dal 2012, ultima annata uscita, ancora fresca ma già armoniosa, elegante, nitida, con davanti una grandissima strada da fare ma già di grande soddisfazione se intercettato (vale a dire: bevuto) adesso che è quasi un bambino. Più minerale e morbido, anche se tuttora assai vibranti, il 2010, che i critici internazionali hanno portato in trionfo (97 punti di James Suckling, 94 quelli di Wine Advocate e 93 quelli di Wine Spectator). Ma poi è arrivato l'assaggio del 2004, un vino grandissimo, bevuto al momento di massima espressività ma ancora in grado di tenere, caldo, pieno, sugoso, con netti sentori di spezie anche dolci e tabacco e in bocca vennutato, soavemente tannico, danzante. Su qualsiasi dei tre doveste riuscire a metter mano non esitate: acquistate oppure ordinate. Comunque bevete.

Il

Castelgiocondo è un Sangiovese in purezza da uve rigorosamente selezionate e coltivate in terreni esposti a Sud-Ovest. Affina in barrique e botti di di rovere per almeno due anni e poi fa almeno quattro mesi di bottiglia.

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