Bruno Conti: "Al Bernabeu ho avuto la stessa gioia di Spagna ’82"

Da campione a manager giallorosso: "Ho rivisto negli occhi di Spalletti ciò che provai io a vincere il mondiale. Il prossimo avversario? Non ho preferenze, mi affido al destino, poi si vedrà"

Bruno Conti: "Al Bernabeu ho avuto la stessa gioia di Spagna ’82"

nostro inviato a Madrid

Bruno Conti, per lei un’altra serata da brividi al Bernabeu...

«Sì, devo dire grazie a Spalletti e alla squadra. Abbiamo dato una bella lezione di calcio al Real, la vittoria è stata meritata».
Più emozioni mercoledì sera con la Roma o 26 anni fa con l’Italia di Bearzot?
«Sono due tipi di emozioni diverse. Una cosa è quando sei in campo, un’altra è quando stai fuori e sei dirigente. Non si può certo paragonare un successo di un mondiale con una qualificazione pure prestigiosa ai quarti di Champions, ma posso assicurarvi che la vittoria in casa del Real resterà uno dei miei ricordi più belli. E subito dopo i festeggiamenti al fischio finale dell’arbitro ho comunque riflettuto su una cosa...».
Dica.
«L’emozione che provai quando alzai la Coppa del Mondo al Bernabeu l’ho rivista nella gioia e nell’euforia di Spalletti che con gli occhi lucidi correva verso il settore dei tifosi della Roma. Insomma, per lui il successo alla prima al Bernabeu equivale a una vittoria di un mondiale».
Alla vigilia in molti le avevano ricordato il suo precedente fortunato a Madrid. Ma lei quanto credeva nell’impresa?
«Nell’ambiente della stampa spagnola c’era molto pessimismo circa il loro passaggio del turno, visti i loro alti e bassi dell’ultimo periodo. Al Real mancavano giocatori del calibro di Van Nistelrooy e Robben, ma avevano tanti elementi di qualità in campo. Per quanto ci riguarda, eravamo sicuri dei nostri mezzi e delle nostre possibilità, anche se non eravamo arrivati in Spagna con presunzione, nutrivamo un grandissimo rispetto per il Real e per la sua storia».
Sotto sotto, quindi, un pensierino lo facevate alla qualificazione...
«Logico che quando conquisti la possibilità di giocare sfide di questo livello, vuoi sempre ben figurare».
E alla fine sono arrivati i complimenti degli avversari, solo il tecnico Schuster è andato controcorrente, dicendo che il Real avrebbe meritato la vittoria.
«Io penso agli elogi del presidente Calderon, di Mijatovic, di Fabio Cannavaro. Ci hanno fatto piacere, una grande lezione di stile di un club che rimane tra i più titolati del mondo. Ecco perchè vincere in casa loro dà ancora più soddisfazione. Spalletti ha impostato la partita nella maniera migliore e quando la Roma gioca così, è difficile batterla».
Qual è il segreto di questa Roma?
«Il gruppo che Spalletti ha a disposizione è di ottimo livello, a Trigoria si lavora con tranquillità e con grande impegno. La partita di Madrid ha dimostrato anche che ci sono giocatori che sanno aspettare la loro occasione e pur contestati riescono a dimostrare grande professionalità. Penso ad esempio a Vucinic che è entrato in campo e ha cambiato il match. E non dimentichiamoci una piazza vicinissima alla squadra. Quello che è successo all’alba a Fiumicino è stato incredibile: un paio di tifosi sono addirittura entrati nel pullman dalla piccola apertura del tetto. Anche se Spalletti ha ragione, la troppa euforia può essere controproducente».
Molti sostengono che la Roma rischia di rimanere l’unica rappresentante italiana nei quarti di Champions.
«Siamo onorati di questo, ma pur essendo solo tifoso della Roma, voglio che le squadre di casa nostra vadano avanti il più possibile in Europa. Mi è dispiaciuto per il Milan, che comunque ha trovato di fronte un avversario fortissimo e più in forma della squadra di Ancelotti. Mi auguro che l’Inter riesca a passare il turno, tra l’altro ci toglierebbe dai piedi il Liverpool, che per me e per la Roma evoca brutti ricordi».


Chi le piacerebbe pescare dall’urna venerdì prossimo?
«Sento dire che molti vorrebbero il Manchester, è normale dopo quanto accaduto l’anno scorso. Facile scegliere Schalke o Fenerbahce, ma i turchi sono una brutta bestia. Non ho preferenze, mi affido al destino e poi si vedrà».

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