Economia

Bruxelles lascia ai governi mano libera sulle banche

Proibito lasciar circolare le «banche zombie». Per il resto, i governi possono decidere in autonomia la soluzione più opportuna per liberare gli istituti dalle tossine che avvelenano i bilanci, impedendone la ripresa. Sia che la soluzione scelta sia la nazionalizzazione, oppure la creazione di una bad bank, o l’alternativa della good bank in cui far confluire gli asset buoni lasciando al gruppo originario la gestione dei problemi. In vista del vertice di domenica dei 27 Paesi dell’Unione, la Commissione Ue è intervenuta ieri per illustrare le linee-guida sul risanamento del settore bancario, toccando altri temi caldi quali il salvataggio dell’industria dell’auto e il protezionismo montante.
Individuato il male, resta da trovare la cura. Nel Vecchio continente, così come negli Usa. Il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha ribadito ieri che la strada della nazionalizzazione non verrà percorsa per salvare Citigroup. Ciò sembra escludere interventi del genere anche per altri gruppi bancari, a cominciare da Bank of America. Ma Bernanke non ha escluso la possibilità di una conversione in azioni ordinarie dei titoli privilegiati posseduti dal Tesoro: si tratterebbe di una semi-nazionalizzazione. Insomma, troppi continuano a essere i punti interrogativi nella gestione Usa del problema-banche, quantificato dall’economista Nouriel Roubini in 3,6 milioni di miliardi di dollari di perdite. Lo stesso Barack Obama, non svelando nuovi dettagli sul nebuloso piano di rilancio bancario messo del segretario al Tesoro, Tim Geithner, ha finito ieri per deludere i mercati. Messi peraltro di malumore dai continui tagli occupazionali (235mila in gennaio), dall’ennesimo dato deludente sul mercato del mattone, con le vendite di case esistenti scese in gennaio del 5,3% (minimo da 12 anni), e dalle parole di Bernanke sui «tremendi problemi» dell’immobiliare. Nemmeno le notizie che il presidente Obama e Geithner hanno intenzione di tracciare i principi per riformare le regole di Wall Street, onde evitare il ripetersi dell’attuale crisi finanziaria, sono riuscite a risollevare la Borsa americana: a Wall Street il Dow Jones ha perso l’1,10%, il Nasdaq l’1,11%. Le piazze europee si sono mosse a doppia velocità (Milano -0,95%) nonostante la performance positiva dei titoli bancari (+3,6% lo Stoxx di categoria). Ma all’interno del comparto non sono mancati gli scivoloni: a Piazza Affari, Bpm, Banco Popolare e Ubi Banca sono arretrate di oltre il 5%. Melio Intesa SanPaolo (+0,43%) e Unicredit (-0,47%).
I titoli bancari restano i più esposti alla volatilità. L’individuazione sollecita di strumenti per ristabilire condizioni di normalità del settore è dunque quanto mai auspicabile. Lasciata ampia discrezionalità ai governi, Bruxelles invita le banche a pagare almeno in parte i costi sostenuti dalla mano pubblica. «L'essenziale - ha spiegato il commissario Almunia - è che non ci siano distorsioni della concorrenza, che sia garantita un'adeguata remunerazione degli Stati per gli asset rilevati e che ci sia una valutazione di questi asset basata sul loro reale valore». Le banche dovrebbero inoltre farsi carico del 10% delle perdite iniziali e del 10% delle perdite ulteriori, mentre potrebbe essere fissato un tetto ai bonus dei manager.

Gli istituti incapaci di stare in piedi senza aiuti di Stato dovrebbero essere liquidati o posti in amministrazione controllata.

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