Irina, Juliana, Sonja, la più grande ha 26 anni, la più giovane, 17. In comune, oltre al Paese dorigine, la Romania, hanno una storia: tutte e tre erano incinte, tutte e tre erano fermamente convinte a non voler riconoscere il bambino, tutte e tre sono venute a Milano hanno partorito e poi sono tornate nel loro Paese. I loro bambini, tempo due mesi, erano già in una famiglia, amati e accuditi da genitori scelti e accuratamente selezionati dal tribunale dei minorenni. Non sono le uniche ad aver fatto questa scelta: venire in Italia, a Milano, per partorire e lasciare il bambino dove esistono tutele e garanzie che nel loro Paese non troverebbero.
«Sono soprattutto romene, bulgare, slave, donne provenienti soprattutto dallEst - spiega Maria Carla Dulla, giudice onorario al Tribunale dei minori -. Vengono a partorire in Italia per dare un futuro al proprio figlio, perché sanno che da noi ci sono molte famiglie in attesa di adottare un bimbo e che si tratta di famiglie selezionate, ma anche seguite nel percorso dell'adozione». È un fenomeno nuovo dettato da situazioni difficili. Nei Paesi dellEst abortire non è facile, «spesso si tratta di giovani che tengono segreta la gravidanza anche ai familiari - spiega il giudice Dulla - in molti casi durante i nove mesi non si sono mai sottoposte a nessun tipo di controllo. Eppure cè in queste donne la volontà di riscatto per il loro bambino. Non possono tenerlo, ma non pensano neppure a lasciarlo in un istituto del loro Paese. Così scelgono la strada di venire in Italia e poi di non riconoscere il bambino». Va detto che in fatto di numeri e percentuali ci sono molti più aborti che non mancati riconoscimenti. E nel corso degli anni anche le nazionalità dei bambini una volta marchiati come figli di N.N. è cambiata. A Milano e provincia se nel 1997 la percentuale di bambini stranieri partoriti e lasciati in ospedale era pari al 6 per cento, oggi quel numero si è decuplicato diventando il 60 per cento. «Ogni anno il Tribunale dei minori di Milano dà in adozione dai 70 ai 110, massimo 120 bambini - spiega ancora il giudice -. Il novanta per cento è di origine straniera: Paesi dellEst, seguiti dal Sudamerica e pochi asiatici. Bambini di origine italiana non riconosciuti sono casi rarissimi. Ma ciò si spiega con una maggiore pianificazione delle nascite e naturalmente con il numero di aborti».
«Ogni anno in Italia ci sono dai 350 ai 400 bambini non riconosciuti - spiega Matilde Guarnieri, responsabile di Madre Segreta, un servizio attivo 24 su 24 (tel 800.400.400) per aiutare tutte le donne che pur portando avanti la gravidanza hanno deciso di non tenere il proprio figlio -, tra Milano e provincia siamo attorno ai 50 lanno.
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