Roma - Un anno di governo ed il fabbisogno dei primi quattro mesi dell’anno è fermo sui livelli dello stesso periodo del 2006. Eppure durante quest’anno di governo, Prodi ha fatto una manovra correttiva a luglio e una legge finanziaria da quasi 40 miliardi di euro. Ma il fabbisogno di cassa di aprile è fermo a 33,8 miliardi; come quando a Palazzo Chigi c’era Berlusconi.
Com’è possibile? È come se Prodi e Padoa-Schioppa non avessero inciso sull’andamento dei conti pubblici. In realtà, il risultato è frutto di un escamotage contabile, destinato - pressoché esclusivamente - a «camuffare» l’ammontare del «tesoretto»; e nasconderlo soprattutto alla maggioranza.
Il comunicato del ministero dell’Economia sul fabbisogno ricorda che in aprile sono state anticipate alcune spese per un totale di 8 miliardi. Si tratta di somme che Anas, Fs e Rai ricevevano tradizionalmente in maggio. In questo modo, il governo alleggerirà il fabbisogno di questo mese. Tant’è che grazie a queste spese anticipate e grazie anche ai maggiori contributi dei lavoratori autonomi (che verranno versati entro questo mese), il fabbisogno di maggio scenderà in modo consistente: dovrebbe viaggiare intorno ai 10 miliardi, contro i 14,6 dell’anno scorso. E portare il fabbisogno di cassa dei primi cinque mesi dell’anno intorno ai 44 miliardi, contro i quasi 48 dello stesso periodo 2006.
Insomma, la scelta di appesantire il fabbisogno di cassa di aprile è stata fatta per alleggerire quello di maggio. Anche a costo di dare l’impressione di non aver inciso sui conti dello Stato. Il perché di questa scelta va ricercata nella discussione sul «tesoretto». Tommaso Padoa-Schioppa ha sempre detto che solo dopo aver registrato le maggiori entrate nel Bilancio di assestamento sarà possibile discutere sull’ammontare del «tesoretto»; fermo, al momento, a 2,5 miliardi di euro.
Con un particolare. Al di là della circostanza che il Bilancio di assestamento viene elaborato in termini di «competenza», mentre il fabbisogno è per definizione «di cassa», il documento viene presentato dal governo in Parlamento in giugno. Prima, cioè dei dati definitivi sull’autotassazione, che entreranno nelle casse dello Stato a luglio. Insomma, in quel Bilancio di assestamento, il ministero dell’Economia potrà misurare l’extragettito «di competenza» trasmesso dai dati del fabbisogno di maggio; con una piccola proiezione su giugno.
Insomma, il «tesoretto» che potrà essere contabilizzato sarà minimo. Mentre il «grosso» dell’extragettito arriverà, appunto, a luglio.
Il nostro ordinamento non prevede veicoli legislativi che possano fotografare nel Bilancio dello Stato il maggior gettito che entra nelle casse dello Stato da giugno a settembre. C’è il Documento di programmazione economica e finanziaria; ma non è una legge, tant’è che viene approvato con una risoluzione parlamentare. E di conseguenza, nel Dpef potranno essere «fotografate» le maggiori entrate, ma non utilizzate. Ne consegue, che l’«emersione» del vero «tesoretto» avverrà con la Relazione previsionale e programmatica di settembre: documento che accompagna la legge finanziaria per l’anno successivo.
Il risultato è che Prodi potrà anche dire come vuole aiutare le famiglie meno fortunate; e può anche dirlo prima delle amministrative. Ma gli eventuali benefici non potranno arrivare prima del gennaio prossimo. E questo non può dirlo alla sua maggioranza.
Così come Padoa-Schioppa dà l’impressione di seguire Guido Carli nell’uso dello strumento del «vincolo esterno»: vale a dire, il rispetto delle indicazioni che arrivano dalla Commissione europea. Con la scelta dei tempi nella contabilizzazione del «tesoretto» sembra rispettare gli inviti di Almunia ad utilizzare l’intero ammontare dell’extragettito a riduzione del deficit.
A Bruxelles, poi, nessuno ha comunicato che il deficit 2007 sarà del 2,4%. Gli ultimi documenti ufficiali ricevuti ancora parlano di un deficit del 2,8%. Una dimenticanza? O forse quello 0,4% di differenza può essere negoziato per la mancata riforma delle pensioni?
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