da Torino
In serie B si diverte, il campione del mondo Gigi Buffon. Come un bambino alla scoperta di una realtà nuova e affascinante: «Mi piace e non lo nego. Conosco posti e gente nuova, verifico il grado di civiltà della gente e ne resto piacevolmente sorpreso: a Rimini non mi hanno fischiato, a Crotone ho avuto addirittura cori a favore. Forse la Juve sta diventando più simpatica, anche se di sicuro io parto da una posizione privilegiata essendo il portiere della nazionale che ha vinto i mondiali».
La B come un nuovo mondo che però è inizialmente risultato indigesto: «Non avevamo l'atteggiamento giusto - ammette Buffon - ma, senza volere apparire sbruffoni, con i valori che abbiamo c'è voluto poco per cambiare rotta e per capire che la crociera andasse affrontata in altro modo, pena l'affondamento della nave. Voglio dire: in una stagione come questa, noi giocatori siamo i primi responsabili di quello che succede in campo. Se giocheremo al massimo del nostro potenziale, i risultati non potranno non arrivare e anche la promozione immediata non sarà impossibile: meglio però non guardare la classifica prima di Natale». Un passo per volta. E un occhio solo alla serie A: «Non sono invidioso di chi lotta per lo scudetto e so anche che, chiunque vincerà il tricolore quest'anno, sarà dispiaciuto per non avere potuto battere la Juventus sul campo. Sono convinto che ci torneremo l'anno prossimo e che anche le dichiarazioni prudenti di Blanc (l'amministratore della società che, nei giorni scorsi, ha pronosticato per i bianconeri un ritorno ai massimi livelli solo tra cinque anni, ndr) saranno smentite dai fatti: la Juve in A deve lottare alla pari con chiunque, punto e basta».
Sembrano quasi le parole di un dirigente, comunque di un ragazzo con la testa sulle spalle che ha anche capito di avere commesso alcuni errori: «È stata un'estate travagliata anche a livello personale (la vicenda scommesse, ndr), ma posso guardare tranquillamente la gente negli occhi perché, se ho sbagliato, ho fatto del male solo a me stesso e a nessun altro. E la vittoria del mondiale me la sono meritata e goduta fino in fondo: mi ha regalato sensazioni bellissime che nessuno mi ruberà mai. Il che non significa che io viva adesso su una nuvoletta: la troppa tranquillità nuoce, meglio sentire addosso la giusta tensione e avere sempre fame». Discorso da juventino vero, senza escludere però la possibilità di un addio: «È troppo presto per parlarne. Comunque certe decisioni le prendo di getto e finora mi è sempre andata bene: vedrò di continuare così. Di sicuro sono contento di essere rimasto: ho fatto un piccolo sacrificio, ma anche la società non è stata da meno visto che non ci paga con un piatto di lenticchie.
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