Torino - Fuori dal centro sportivo di Vinovo, uno striscione che dà il benvenuto all’erede: «Tale padre tale figlio. Thomas uno di noi». Dentro la struttura, appena prima di allenarsi sotto qualche fiocco di neve, Gigi Buffon è sereno e rilassato come non mai: «La nascita di un figlio è un’altra grande responsabilità. Dobbiamo educarlo nella maniera giusta, insegnandogli determinati valori: quando camminerà con le proprie gambe, commetterà errori come tutti. Ma farli in buona fede lo aiuterà».
È vero che il nome Thomas è un omaggio a N’Kono, l’ex portiere del Camerun che è stato suo idolo?
«Sì, e lui mi ha chiamato per complimentarsi. Ho pensato anche a Skuhravi, ex centravanti del Genoa, per cui facevo il tifo. Ma Thomas è anche un nome molto popolare nella Repubblica Ceca, quindi è un giusto omaggio anche ad Alena. Che poi ha scelto Louis: il doppio nome ci piace».
Passiamo al calcio: quali i traguardi per la Juve nel 2008?
«Dobbiamo continuare sulla strada intrapresa. Migliorare è possibile e bisogna sempre avere questo stimolo. Ma quanto stiamo facendo è già un qualcosa di grandioso, anche se non voglio dire che ci sentiamo appagati».
Quindi?
«I miei obiettivi vanno di pari passo con quelli della Juve: migliorare ancora significherebbe arrivare secondi. Obiettivamente, credo che arrivare terzi sarebbe una grande impresa. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo dietro squadre pericolose: prima tra tutte il Milan».
La parola scudetto è tabù?
«Se volete, la pronuncio lo stesso. Il problema è che chi sta davanti non perde un colpo. Noi possiamo anche vincere tutte le partite che ci restano, ma se l'Inter non perde mai un colpo diventa impossibile. Voglio dire: se anche vincessimo sempre, recupereremmo solo tre punti ai nerazzurri: perché loro possono fare bottino pieno ogni volta che scendono in campo».
È una resa anticipata?
«L’Inter è la squadra più attrezzata, tutto qui. Noi però non dobbiamo agevolarne il cammino».
È uno strapotere assoluto?
«Hanno qualità fisiche e tecniche enormi, senza punti deboli. E il loro organico è impressionante, hanno 20-25 giocatori che si equivalgono: nelle altre squadre questo non succede».
Questa Inter può ricordare una Juve del recente passato?
«Quella del secondo scudetto con Lippi: una squadra che andava da sola e sapeva che avrebbe vinto ogni tipo di partita. E poi quella del secondo anno di Capello: quando, da infortunato, vedevo che non aveva rivali».
Quale invece il punto di forza di questa Juve?
«Il fatto che ci sia stata subito una buona fusione tra nuovi e anziani. E poi credo ci abbia agevolato il fatto di avere a disposizione uno staff tecnico di primo livello: non era facile creare subito un gruppo vincente partendo quasi da zero».
Si parla tanto di Amauri come rinforzo per la prossima stagione...
«Sin troppo semplice esaltarlo, è già sul podio degli attaccanti del nostro campionato. Qualsiasi squadra riuscirà ad accaparrarselo farà un grande acquisto: consigli per gli acquisti comunque non ne do».
E se Donadoni lo convocasse in Nazionale?
«Sarebbe il benvenuto, anche se devo dire che abbiamo giocatori che non si discutono come Toni, Quagliarella, Gilardino e Inzaghi».
Il ct azzurro ha detto recentemente che Buffon e Pirlo sono insostituibili...
«Si tratta di un attestato di stima che mi mette un po’ in imbarazzo.
Prospettive per l’europeo?
«Siamo i campioni del mondo, ma ormai conta poco perché il calcio richiede continue conferme. La cosa che mi dà più ottimismo è che gli altri hanno paura di noi».
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