La nuova stella della sinistra woke, Silvia Salis, ha deciso di eliminare il presepe tradizionalmente utilizzato a Palazzo Turci, sede del Comune genovese. Il motivo è che, in una società plurale e quindi anche multiconfessionale, la rappresentazione della nascita di Gesù sarebbe "poco inclusiva".
A prima vista questa può sembrare la riproposizione di qualcosa di vecchio: la polemica tra cattolici e laici. In realtà le cose non stanno così e non a caso anche molti atei oppure agnostici sono apparsi infastiditi da questa volontà di annullare uno dei simboli più forti della nostra storia e della nostra civiltà. La cancellazione dell'immagine più caratteristica del Natale può allora essere l'occasione per riflettere sulla menzogna delle menzogne: la cosiddetta "neutralità" dello Stato.
Il potere non è mai neutrale, perché per sua necessità poggia su miti, ideologie, racconti storici, progetti filosofici. Per giunta, in varie circostanze lo Stato è una vera e propria religione: con la conseguenza che in qualche caso utilizza ai propri fini le altre fedi e in altri casi, invece, le combatte. Per la Salis è facile immaginare che il Natale sia divisivo, ma non avrebbe detto lo stesso per la bandiera di un gay pride o un qualunque simbolo variamente eco-pacifista. Il fatto è che ogni pretesa di alcuni di disporre di altri, governandoli, esige una sua metafisica: più o meno affidabile. Fu Carl Schmitt a sostenere che i principi fondamentali della politica moderna sono concetti teologici secolarizzati. Circa cinque secoli fa lo Stato si autoproclamò sovrano (superiorem non recognosens, ossia tale da riconoscere nulla al di sopra di sé) mimando la trascendenza del Dio biblico. Ricordando Karl Marx anche in questo caso si può dire che la storia si ripete: prima come tragedia e poi come farsa. E infatti oggi non ci confrontiamo con il lucido disegno di chi voleva distruggere la cristianità per riaffermare la sacralità delle istituzioni civili, che l'avvento del cristianesimo aveva dissolto, ma con l'inconsapevolezza di chi usa la massima intolleranza facendola passare per apertura mentale e accettazione del diverso.
Le ridicolaggini woke, a ogni modo, non vanno prese alla leggera. Mentre con una mano archivia quasi mille anni di statuine che raffigurano la nascita del Salvatore, con l'altra mano la stessa sindaca genovese sta predisponendo un progetto sperimentale di educazione gender in quattro scuole dell'infanzia. L'ideologia su cui i progressisti oggi stanno costruendo il loro assalto al cielo esige questi passaggi: e se dopo l'Unità i costruttori della Nuova Italia usarono il libro Cuore per riempire di retorica nazionale le menti dei piccoli, oggi il nuovo corso ha una sua agenda ben precisa.
Ogni potere autocratico, democratico,
tradizionale o di altra natura non è né può essere "laico". Ha i suoi dogmi e i suoi valori. Il guaio è che si tratta di disvalori che mirano a plasmare la realtà sociale, in modo tale da addomesticarla il più possibile.