Aiuto, caro Granzotto! Il «bunga bunga» sarà il tormentone della stagione antiberlusconiana per il 2010-2011?
e-mail
Ho proprio paura, caro Mussi, che dovremo sorbircelo a lungo, il «bunga bunga». Scocciatura che tuttavia accetto senza un lamento perché senza quello, senza il «bunga bunga», avrei mancato una magistrale lezione di giornalismo. Mi riferisco alle due pagine intere, fitte fitte, firmate da Giuseppe DAvanzo e comparse sulla Repubblica a miracol mostrare. In quelloccasione il DAvanzo, principe dei cronisti dinchiesta liberi, indipendenti e sinceramente democratici, ci ha intrecciato un lenzuolo, sul «bunga bunga». Manco fosse una tricoteuse. Sa, caro Mussi, quelle donnette che a Parigi, ai tempi del Terrore, trascorrevano la giornata in Place de la Liberté (oggi de la Concorde) per assistere al lavoro della louisette, la ghigliottina. E che alzavano la testa dai loro tricotages solo quando sentivano il sibilo della lama, questo per non perdersi lo spettacolo delle teste che rotolavano, decollate, nel cesto. DAvanzo è fatto così. Non alza lo sguardo sui mali del mondo, eppure meritevoli dattenzione specie per un inquisitore della sua portata. Aspetta che rotoli la testa (campa cavallo, DAvanzo!) chino a ricamare mutande e lenzuola di baccanali sfrenati, e senza trascurare i particolari. Il Sanbitter per aperitivo, chi sedeva a tavola e chi non vi sedeva, chi si idromassaggiava e chi no, la griffe dellabito di quella e di quellaltra. In perfetta sintonia con gusti e curiosità della casalinga di Voghera, DAvanzo scava, dissotterra, riesuma tutto il riesumabile esaltando virtù e bellezza del personaggio femminile che meglio conosce e che forse più ama (qui nel senso di inclinazione istintiva, va da sé): la escort. Se poi trattasi di escort minorenne o ai limiti della maggiore età, DAvanzo dà di matto (qui nel senso di furia e applicazione professionale, ovvio). Però tocca ammetterlo: nel suo spettacolare affresco sui fasti del «bunga bunga» egli fa sfoggio di quello che si chiama grande giornalismo. Tanto grande che mi ci gioco il cotechino di Natale che larticolessa finirà per essere materia di studio nelle facoltà di Scienza (scienza?) della comunicazione. Se non lo è già.
Dove il DAvanzo sbaraglia i passati e presenti maestri del giornalismo facendoli neri con la sua prodigiosa penna è proprio quando, dopo averci girato intorno, dopo esserselo palleggiato meglio di Kakà, viene (dopo 25mila parole) al dunque. È chiaro, è evidente che del «bunga bunga» il titano del civil journalism non sa un tubo. E allora cosa fa? Inalberando uninopinata verecondia riferisce, ammiccando, dicendo e non dicendo così da non scandalizzare i costumati lettori, quanto da Ruby notificato - e qui è dura perché tocca credergli sulla parola - «agli esterrefatti pubblici ministeri milanesi» raccontando «con molta vivezza, addirittura con troppa concreta vivezza che cosa si faceva e chi lo faceva». Capito il mestiere? Tenendole nel vago il DAvanzo lascia sì stuoli di casalinghe di Voghera a bocca asciutta, ma avendo fornito loro materiale quanto basta per fantasticare, immaginare e forse sognare lincommensurabile mole di porcate che saccompagna al «bungabungismo». Cioè allo sport praticato dal Male Assoluto: Silvio Berlusconi.
«Bunga bunga», materiale daccatto anzi DAvanzo
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.