(...) Soprattutto, crediamo che le parole abbiano un peso. E così come ci fanno schifo le falsità, gli insulti e la spazzatura nei confronti di Berlusconi, del centrodestra e di chiunque, anche di sinistra, non risponderemo mai con la stessa moneta, ma col ragionamento.
Queste regoline per me sono labc, quasi una tautologia del concetto stesso di «giornalismo». E mi ha fatto moltissimo piacere leggere che tanti di voi la pensano allo stesso modo, che pensano che abbinare la parola «amore» a un giornale non sia una follia. O, perlomeno, che sia una follia lucida: penso alle parole dolcissime di Franca Brignola, di Roberta Simonazzi, di Nicla Ghironi, alla condivisione che ci hanno dato amici come Gian Luca Fois, Alberto Clavarino, Raoul Bollani, che ci hanno scritto... E insieme a loro decine di persone che hanno telefonato in redazione. Pensavo che parlare di «amore» su un giornale fosse una follia. E magari lo è pure. Ma, almeno, a essere pazzi siamo in tanti.
Lo dimostrano anche i numeri. Che fanno del nostro Natale un Natale davvero «buono»: praticamente tutto il 2009 è stato contrassegnato da vendite del Giornale sempre crescenti, in Italia, in Liguria e a Genova, anche in doppia cifra. La pubblicità - per cui ringrazio gli amici e agenti della Arcus, oltre che ovviamente gli inserzionisti che credono in noi sempre più - come potete vedere ogni giorno, vola. A volte, anche troppo per i nostri gusti. Ma ricordatevi che quegli spazi pubblicitari sono anche il segreto per potervi dare un giornale sempre migliore e sempre più ricco: qualsiasi prodotto vincente parte da conti in ordine. Quindi, evviva il boom della pubblicità e laumento delle copie.
Ultimo particolare: la foliazione. Magari, in fondo al Giornale, si nota meno di quando eravamo al centro. Ma, sempre più spesso, le pagine si moltiplicano dalle otto iniziali a dodici, quando non a sedici. Un giorno siamo arrivati - ovviamente con la pubblicità, altrimenti saremmo crollati prematuramente - a venti pagine! È una specie di regalo di Natale di tutto lanno che siamo orgogliosissimi di farvi e di cui ringrazio questa straordinaria redazione: Diego Pistacchi, Marina Sirtori, Ferruccio Repetti, Monica Bottino e Federico Casabella, oltre a tutti i collaboratori e anche a molti lettori.
Senza scomodare Hannah Arendt e La banalità del male, la nostra è la banalità del bene. E, ripeto, se oggi sono stato banale, ne sono felicissimo.
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