Il buon punto di Siena che chiama rinforzi

(...) Ci riprovo qui, grato dello spazio concessomi da Massimiliano Lussana, che immagino più in sintonia con gli sfoghi dei tifosi delusi che con la mia interpretazione dello 0-0 del «Franchi».
Credo che l'equivoco dipenda tutto dalle aspettative. Al termine della campagna acquisti (e vendite) della Sampdoria avevo scritto che la formazione scaturita dalle operazioni di mercato era più debole di quella del girone di ritorno dell'anno scorso. Unico caso, forse, di formazione che conquista, strameritatamente, l'Europa e non si rafforza, anzi, si presenta sul palcoscenico europeo e del nuovo campionato più vulnerabile, malgrado gli appelli (inascoltati) dell'allenatore. Senza Maggio, Bellucci e Campagnaro, rimpiazzati rispettivamente da Stankevicius, Bonazzoli (o Fornaroli) e Bottinelli, secondo me era quasi matematico che i risultati fossero tre punti in quattro partite, appena due gol segnati (entrambi da centrocampisti), prolungata astinenza dalla vittoria. Le ventuno reti del tandem Maggio-Bellucci sono un patrimonio che si è giudicato troppo frettolosamente «non indispensabile». In tanti sostenevano che Maggio fosse il giocatore più facile da sostituire, ma dipende con chi lo si sostituisce. Se al posto del veloce esterno destro arriva la panterona timida Stankevicius o il cavallone «pazzo» Padalino l'equazione diventa ancora più facile.
A tutto ciò aggiungiamo l'impossibilità di attuare un turn over efficace, facendo ogni tanto rifiatare anche Cassano, che ormai giunge ai limiti della porta avversaria stremato come Willy Coyote nella caccia all'antipatico Beep Beep e sbaglia. Non dico tanto, ma un giocatore come Thomas Locatelli, svincolatosi e approdato al Mantova, non poteva stare nella rosa blucerchiata? Ho sempre difeso la politica del rigore attuata dalla Sampdoria, società esemplare e in mani «benedette» come quelle di Riccardo Garrone. Ma quando l'equilibrio di bilancio si traduce in miopia allora i conti sono diversi. Che senso ha avuto spendere quattro milioni di euro per la metà del pur bravo Dessena? Non si poteva investirli in una punta, esigenza prioritaria, e tenere Poli quale alternativa? Lo stesso Fornaroli, quanto serviva? Il tutto considerando che il ciclo di ferro è hic et nunc. E lo si sapeva molto prima.
Ecco perché non sono rimasto scioccato più di tanto dalla prestazione di Siena e reputo positivo il punticino. Non mi ero illuso che la Sampdoria attuale potesse andare in Toscana e fare sfracelli degli avversari. Meglio una squadra umile, consapevole dei propri limiti attuali e votata al contenimento. Meglio pareggiare piuttosto che rischiare di perdere e ritrovarsi a un'imbarazzante quota due in classifica. Peraltro, nel secondo tempo la Sampdoria ha abbozzato qualcosa e poteva pure passare in vantaggio con Cassano, la cui scarsa lucidità ha inciso sul cioccolatino offerto a Curci in luogo di una bella pedata come in Coppa col Kaunas. Ma qui torniamo a bomba, ovvero al fatto che si sta chiedendo a Mazzarri di fare le nozze con i fichi secchi. Esemplari sono state le parole del tecnico dopo Siena: «Non è vero che non abbiamo sfruttato le fasce, ci siamo andati bene e spesso, solo che i cross arrivavano rasoterra o non arrivavano affatto…». Come dire (con eleganza), l'idea di gioco c'è, la sceneggiature è buona ma gli interpreti, in quella zona del campo per lui strategica, scadenti. Credo che una coppia di esterni come gli Stankevicius e i Ziegler visti a Siena fosse dai tempi di Vasari e Tosto che non si «ammiravano». Peccato.
Tuttavia, aspetterei ancora un po' per dare questa Sampdoria per «morta». E ben venga il quasi certo approdo al gironcino di Uefa, dove qualche soddisfazione la squadra potrà raccogliere. Questa squadra ha comunque anche dei punti di forza, per quanto numericamente ridotti: una difesa (titolare) eccellente, un centrocampo molto forte e un attacco che, sia pure con un Bellucci convalescente, tornerà a essere più incisivo.
Domani con la Juventus mi aspetto una Sampdoria diversa da quella di Siena. E la ragione sta proprio nel punto raccolto, raschiando il fondo del barile delle risorse fisiche e mentali, al «Franchi». Un ko in Toscana avrebbe significato ammazzare il morale di Cassano e compagni, inducendoli a scendere in campo timidamente al cospetto di una Vecchia Signora che, nonostante il risultato di parità, ha martellato il Catania.

Così invece la piccola Samp di questo inizio stagione non avrà neppure l'alibi per non tentare di ritornare, se non proprio grande, almeno dignitosa. Se non succederà, allora si potrà parlare davvero di crisi, vera e profonda, senza tema di smentite. E, stavolta sì, a gennaio sarà necessario riparare con qualche attrezzo migliore di Iuliano, Marchesetti e Colombo.

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