Di buona famiglia, delinquono per noia

Rapinano i compagni di scuola, mettono a ferro e fuoco scuole e monumenti, terrorizzano i pendolari. Tutto questo per noia, spirito di emulazione, voglia di apparire. Come nei filmati realizzati durate le incursioni con i videotelefoni e spediti sul web. Eccole le baby gang, incubo numero uno di genitori, insegnanti e forze dell’ordine. Per gli psicologi infantili un male di stagione da prendere molto seriamente, per i magistrati dei minori e gli assistenti sociali una dura realtà con cui convivere quotidianamente.
L’ultimo episodio è della scorsa settimana. A Tivoli un bullo entrato e uscito dal riformatorio decine di volte è stato arrestato dai carabinieri. Marco, chiamiamolo così, ha rapinato due sedicenni mentre passeggiavano per le strade del centro storico. Telefoni e poche decine di euro il bottino, estorto con la minaccia di un tirapugni d’acciaio nelle mani. Il ragazzo, bloccato dai militari dopo un inseguimento, aveva ancora addosso denaro, cellulari, l’arma e qualche grammo di hashish. Niente in confronto a quello che una banda di naziskin ha combinato in un condominio di Ostia, per settimane in balìa della gang che aveva occupato l’appartamento di un minore. La zona è quella di piazza Ener Bettica, ai confini con i «bassi» popolari di Nuova Ostia e la pineta delle Acque Rosse. Massacrati di botte, insultati, sbeffeggiati dalle teste rasate: «Urinano nell’ascensore, sfondano le porte, bruciano i campanelli, vomitano nell’androne. Non ce la facciamo più», raccontano i residenti. Una storia paradossale che inizia quando un 16enne, che vive solo con la madre malata, si unisce a una comitiva della zona formata da baby delinquenti. Fra questi alcuni con un passato burrascoso nelle fila degli ultrà della curva Nord. Il ragazzo li accoglie in casa, o meglio si fa travolgere dalle pressioni dei nuovi amici. Il genitore non è in grado di reagire. È l’inizio di un incubo. «Strillano, urlano, spostano mobili, battono contro le pareti - si legge in un esposto -. Queste persone, in evidente stato di agitazione psicomotoria, si sono rese responsabili di atti vandalici». Cambia scenario, il linguaggio no. Le baby gang fanno a gara per colpire il palo della luce, la motrice del treno, gli autobus all’interno del deposito Atac. Sono tutti studenti liceali, qualcuno è ancora alle medie. Si danno appuntamento, ogni pomeriggio dopo i compiti, lungo la linea ferrata della Roma-Lido, all’altezza del viadotto Azelio Nuttal, Acilia. Armati di mazzafionda sfiorano la tragedia quando sfondano il finestrino di un convoglio diretto a Ostia ferendo una ragazza.
Appostamenti lungo la tratta che va da Acilia a Ostia antica, passaggi continui di pattuglie e militari camuffati da operatori ecologici. Finalmente la «batteria» di baby criminali viene catturata. Un caso: i fermati appartengono ad ambienti insospettabili e situazioni familiari tutt’altro che disagiate. «A volte scattano meccanismi di competizione - spiega Annamaria Caniddi, psicoterapeuta infantile -.

Basta vedere un programma televisivo o leggere un giornale con storie simili accadute altrove per attivare meccanismi di emulazione». I quindicenni si giustificano dicendo che si sarebbe trattato di «un gioco per passare il tempo. Ci annoiavamo troppo».

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