Stavolta la gaffe è stata clamorosa. Intervenendo in un dibattito sulla sicurezza, Walter Veltroni ha provato a far quadrare il cerchio. Il risultato è stato disastroso. Il suo problema, ovviamente, era dare soddisfazione alla «sinistra dei sindaci» (che risponde alla diffusa domanda di maggiore protezione) senza scontentare quanti pregiudizialmente sposano i torti di Caino contro le ragioni di Abele.
Lidea di proporre il raddoppio delle pene per chi spaccia droga pesante ai minori voleva rispondere a questa esigenza. Cè in essa quel che di destrorso caratteristico di ogni incremento delle sanzioni, ma al tempo stesso unattenzione ai minori (quindi ai più deboli) a cui larea comunista è sempre sensibile. Lesito però è stato semplicemente ridicolo, come ha rilevato lonorevole Alfredo Mantovano di An, ricordando a Veltroni che già ora «la pena prevista per chi spaccia droga va da 6 a 20 anni di reclusione. Se lo spaccio è indirizzato ai minori, essa aumenta da un terzo alla metà: il che vuol dire che va da 8 a 30 anni di reclusione. Il mite Veltroni propone da Brescia il raddoppio della sanzione: cioè che si arrivi a una pena massima di 60 anni di reclusione». Insomma, nata con lobiettivo di salvare capra e cavoli, la proposta veltroniana ha partorito un «buonismo forcaiolo» che non può soddisfare alcuno.
Al di là del caso specifico, lepisodio attesta cosa sia divenuto il diritto in unetà, la nostra, che ha visto trionfare quella logica che fa della legge nientaltro che la volontà del sovrano (oggi, dei legislatori). Se luscita di Veltroni è figlia del cinismo di un politico senza idee, ma desideroso di piacere a tutti, bisogna registrare che la maggior parte delle norme maturano lungo percorsi non troppo dissimili. Quando il diritto è assorbito dalla democrazia, non stupiamoci se a trionfare sono schemi demagogici e in contrasto con il meglio della tradizione giuridica. Non si tratta, semplicemente, di constatare che la divisione dei poteri non esiste da tempo (se mai veramente è esistita). Né solo di riconoscere che la maggior parte delle norme sono elaborate dal governo o, ancor meglio, dai capibastone che decidono le sorti della maggioranza. Si tratta soprattutto di chiedersi se non vi sia lesigenza di proteggere in qualche modo il diritto dalla politica, permettendo che la complessità della vita sociale non sia esposta agli umori di politicanti in carriera nella condizione di fare e disfare lordine giuridico.
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