Burlando «beccato» dagli uccelli dei Verdi

Un digiuno indigesto, quello che la capogruppo dei Verdi in Regione, Cristina Morelli, ha attuato per 13 giorni consecutivi a De Ferrari e interrotto solo ieri, con un pasto a base di frutta e passato di verdure. Indigesto, soprattutto, il digiuno per il presidente della giunta ligure, Claudio Burlando, finito nel mirino della protesta dell’esponente ambientalista per colpa della deroga alla legge regionale sulla caccia a storni e fringuelli che amplia le possibilità per le doppiette di impallinare gli uccellini. Proprio ieri, infatti, la presa di posizione drastica - per lo stomaco e per i politici con il pelo sullo stomaco - attuata da Cristina Morelli ha ricevuto l’avallo ufficiale di Romano Prodi che, sollecitato dal presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, ha dichiarato testualmente: «La prima regola dell’Unione è quella di rispettare le leggi. Ci sarà il mio impegno personale al rispetto puntuale delle normative nazionali ed europee»: parole che suonano come aperta sconfessione di Burlando che, pure, è stato ministro prediletto - fino al trentaquattresimo incidente ferroviario, in pochi mesi - di Prodi, ed è tuttora considerato uno dei fedelissimi del leader dell’Unione. Ecco perché lo sciopero della fame della capogruppo dei Verdi è in grado di procurare molto più di un mal di pancia al presidente della giunta ligure. La conferma arriva dalla stessa Morelli che spiega candidamente, dopo le prime due mele trangugiate in un amen: «Burlando non si è mai fatto vivo. Voglio vedere come se la cava dopo l’annuncio di Prodi».

L’attesa di provvedimenti, comunque, non dovrebbe essere molto lunga: il Tribunale amministrativo regionale, dopo la sospensiva della legge ammazza-fringuelli, si è dato un periodo di transizione prima della sentenza definitiva che dovrebbe essere pronunciata giovedì 20.

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