Torino - I racconti dei tre albanesi
arrestati con l'accusa di strage e sequestro di persona a scopo
di estorsione per il dirottamento del pullman Alessandria-Acqui
Terme sono ancora confusi e lacunosi, ma un aspetto sembra farsi
strada per dare una motivazione a quanto è accaduto martedì:
"Volevamo raggiungere Milano per contrattare un riscatto con le
forze dell' ordine. Se ci avessero presi ci saremmo dati
fuoco". Lo ha detto Rustem Ahmeti, il presunto capo del
commando arrestato ieri a Milano e interrogato a San Vittore dai
magistrati. In precedenza erano finiti in carcere i connazionali
Ali Muka e Armand Albrahimi.
Il comportamento del terzetto, che ha agito sotto l' effetto
della cocaina lascia aperti degli interrogativi. E possibile che
il terzetto volesse inizialmente fare solo una rapina e che poi
abbia modificato il piano dopo la reazione dei due poliziotti
fuori servizi a bordo del pullman.
Gli inquirenti, che domani
terranno una conferenza stampa alla Procura di Torino, hanno
battuto tutte le piste, anche quella dell'atto terroristico.
"Al momento - ha detto a questo proposito oggi alla Camera il
vice ministro all'interno Marco Minniti - e fermo restando che
le indagini proseguono pur non emergendo alcun indizio che possa
far ricondurre l'episodio ad atti di terrorismo, la valutazione
dei fatti e delle circostanze ancora in corso di accertamento
non consente di escludere alcuna finalità del gesto
criminoso". Minniti ha lodato "il generoso e pronto intervento
dei poliziotti sull'autobus" e "l'immediata, intelligente e
coordinata reazione delle forze di polizia". I due poliziotti
"sono stati decisivi per impedire un esito drammatico della
vicenda".
Il capo banda Ahmeti, che è clandestino, ha vissuto
spostandosi fra Milano e Alessandria, dove aveva la
disponibilità di un appartamento. Ha spiegato di avere
acquistato la pistola usata durante il dirottamento del pullman
da un extracomunitario: "Dovevo un migliaio di euro a un
creditore che mi aveva anche minacciato". Forse una questione
di droga. Ad Alessandria ha conosciuto, pare in un bar
frequentato da albanesi, Muka e Abrahimi. Muka aveva perso il
lavoro da operaio ed Abrahimi faceva saltuariamente il
piastrellista. Tutti sniffavano ed avevano bisogno di soldi.
"Il piano per assaltare il pullman l' abbiamo concordato ad
Alessandria qualche giorno prima", ha ancora detto Ahmedi.
Domani mattina, davanti al gip di Novara, Andrea Rovida, si
svolgerà l'udienza per la convalida degli arresti di Ali Muka e
Armand Albrahimi. Anche Rustem Ahmeti probabilmente comparirà,
a Milano, davanti al giudice. I primi due si trovano nel carcere
di Novara. Muka vi è stato trasferito questa mattina, ma dovrà
tornare in ospedale nei prossimi giorni per essere operato al
braccio sinistro ferito nel corso del conflitto a fuoco con i
carabinieri. I medici dovranno ricomporre la frattura dell'ulna
e del radio. E' già ricorso ai chirurghi Roberto Curelli, il
poliziotto fuori servizio che insieme ad un collega, Egidio
Valentino, era a bordo dell'autobus e che è rimasto ferito nel
tentativo di fermare i tre albanesi. Stamani, ad Alessandria, gli
é stata ricomposta la frattura del setto nasale.
Il viceministro dell'interno ha anche riferito di dubbi sulla
esatta identificazione e su possibili precedenti penali di
Ahmeti, nato l'8 giugno 1986 ed entrato clandestinamente in
Italia quando era minorenne. Il giovane albanese ha dichiarato
di essere stato arrestato a Milano nel 2003 per reati di droga e
di non avere però condanne passate in giudicato: "Sono in
corso accertamenti su 6 cittadini albanesi che nati tra l'84 e
l'86 hanno nomi quasi identici", ha detto Minniti.
La Questura di Novara, infine, ha concesso un permesso di soggiorno premio di sei mesi, in attesa della regolarizzazione, ad un clandestino macedone di 22 anni, Trajce Szoilov, che l' altro ieri ha salvato Roberto Curelli, prima che il pullman andasse distrutto in un incendio. "E' stato un gesto di grande coraggio - hanno raccontato i testimoni - una prova di umanità e altruismo che certamente ha salvato una vita".
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