Roma

Bus inutilizzati, i ciechi chiedono un’inchiesta

Claudio Pompei

La scoperta della piccola flotta di bus elettrici inutilizzati e fermi da tre anni nel deposito Atac di Grottarossa ha creato un certo imbarazzo nelle aziende di trasporto pubblico della capitale. L’Atac, tramite il suo ufficio stampa, si è affrettata a chiarire che non ha alcuna responsabilità nella vicenda: «I mezzi - recita una nota - non sono di proprietà di Atac, ma della società che gestisce il servizio di superficie, la Trambus Spa, che ne ha piena disponibilità e titolarità all’utilizzo». Come a dire: «Non c’entriamo nulla. Se i bus sono fermi non dipende certo da noi». Insomma, uno scaricamento di responsabilità.
Abbiamo allora cercato di avere chiarimenti dall’ufficio stampa di Trambus. La società non ha fornito una risposta ufficiale, ma informalmente ci hanno fatto sapere che i bus elettrici erano stati acquistati all’incirca cinque anni fa dall’Azienda speciale Atac per essere adibiti al trasporto disabili. Successivamente, quando l’azienda dei trasporti è stata «sdoppiata», la neonata Trambus prese in carico i piccoli mezzi e cominciò a sperimentarli. Visto che erano dotati di batterie che non consentivano una grande autonomia, li lasciarono parcheggiati nel deposito di Grottarossa in attesa che potessero essere utilizzati per servizi mirati e di breve durata. Tra l’altro, alcuni di questi bus elettrici - assicurano fonti non ufficiali di Trambus - sarebbero stati assegnati al III municipio per il trasporto disabili.
Insomma, al di là dello scaricabarile tra aziende di trasporto pubblico, sembra di capire che gli elettro-bus siano stati davvero «dimenticati» a Grottarossa. Oppure accantonati lì temporaneamente (da più di tre anni): il che fa lo stesso.
La vicenda, oltre a provocare qualche comprensibile reazione politica, ha fatto arrabbiare soprattutto i portatori di handicap. Le associazioni Anpvi-onlus (Associazione nazionale privi della vista e ipovedenti) e Ciiva-onlus (Ciechi invalidi ipovedenti vedenti assieme) «esprimono il loro sdegno e chiedono come associazioni di categoria che venga aperta una indagine amministrativa al fine di evidenziare eventuali responsabilità in merito all’accaduto. Le due onlus, inoltre, «chiedono giustizia per le centinaia di richieste rimaste inevase nell’anno 2005 e nell’anno in corso giustificate dalla società Trambus con la motivazione della scarsità dei mezzi in proprio possesso».
Il capogruppo della Lista Storace alla Pisana Fabio Desideri rincara la dose: «Da tempo – spiega – abbiamo denunciato i gravi disservizi del tram numero 8; le corse soppresse sulla ferrovia regionale Roma-Viterbo; il bluff del potenziamento dei mezzi pubblici in coincidenza delle targhe alterne, solo per fare alcuni esempi. Eppure, dal Campidoglio, mai una nota di spiegazione, o di scuse, nei confronti dei cittadini-utenti. Solo propaganda, annunci – e tanti – su iniziative da intraprendere in futuro». «Ci sono altri minibus dimenticati nei depositi? Se sì, lo si dica con chiarezza. Su tutta la vicenda – conclude Desideri – predisporrò un’interrogazione».
Infine, il vicepresidente del Consiglio comunale Fabio Schiuma, sottolinea che «non solo si sono spesi centinaia di migliaia di euro per acquistare bus elettrici che poi non marciano, ma si continua a penalizzare i romani con targhe alterne e blocchi della circolazione.

Ci auguriamo che la giunta comunale non si limiti alla solita e ridicola audizione dei vertici di Atac-Trambus, ma che vengano presi seri e severi provvedimenti nei confronti di chi sta così malamente disponendo dei soldi pubblici».

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