Cronaca locale

«Bus lumaca» in strada, Milano batte tutti

Ma in città rispetto al ’98 la velocità degli autobus è migliorata

Gianandrea Zagato

«Chi ha testa usa i mezzi». Slogan targato Atm. Invito all’uso del trasporto pubblico seguito da seicentomila e più persone all’anno. Che, all’ombra della Madonnina, sono però protagonisti di un primato assai poco gradito: quello di viaggiare su tram e bus più lenti non solo d’Italia ma d’Europa.
Rilevazione statistica dell’Uitp (associazione trasporto pubblico) che tra cinquanta capitali del mondo pone Milano all’ultimo posto - rispetto ai 25,9 di Praga - con 14,4 chilometri ora. Seguono Bologna a quota 14,5 e Roma a 15,4. Confronto a passo di lumaca che segna un incremento nella velocità: nel 1998, a Milano, era di 13,2 chilometri all’ora (13 nel 1993). Spostamenti al rallentatore che non diminuiscono l’affezione meneghina ai mezzi dell’azienda tramviaria di Foro Buonaparte: infatti, trenta milanesi su cento li utilizzano quotidianamente contro il 26 per cento di Roma, il 27 di Torino e il 19 di Bologna. Flessioni, quest’ultime, dovute - secondo uno studio dell’Asstra, associazione di categoria delle aziende di trasporto - soprattutto all’inefficienza e capillarità del servizio oltreché ai tempi di viaggio. Statistica che, quindi, va letta insieme al tasso di motorizzazione - confronto che, a Milano, dà 640 macchine ogni mille abitanti contro 765 di Roma, 684 di Torino e, infine, 573 di Bologna - e al numero di vetture-chilometro offerte annualmente per abitante: 81 a Milano, 71 a Roma, 41,1 a Bologna e 38,8 a Torino. Dati, quest’ultimi, ben lontano dalle prestazioni di realtà come Londra - 157 vetture-chilometro - o Praga che ne dispone di 135 o, all’estremo opposto, quello di città come Copenaghen con 315 autovetture.
Performance di una fotografia del trasporto pubblico che per Palazzo Marino conferma la necessità «di una soluzione unitaria, con una serie di interventi sulla rete ferroviaria regionale, quella del trasporto urbano e la rete stradale». Ricetta dell’assessore alla Mobilità Giorgio Goggi che denuncia «la grande ipocrisia italiana» sul fronte degli investimenti per le infrastrutture: «Gli enti locali non sono responsabili degli investimenti sul territorio. Non c’è nessun ente in grado di costruire infrastrutture costose come le metropolitane, per cui serve un consistente contributo dello Stato».
Come dire: servono investimenti per migliorare la rete. Equazione provata, tra l’altro, pure dal 16 per cento di incremento del tasso di motorizzazione in quel di Roma rispetto a città europee come Copenaghen e Singapore, dove alte tasse sui veicoli privati unitamente alla promozione del trasporto collettivo hanno sfavorito efficacemente l’uso delle automobili. E mentre l’Uitp invita a una pianificazione urbana che favorisca pedoni e biciclette insieme a una politica per le aree di parcheggio, il presidente dell’Asstra, Enrico Mingardi, rilancia «lo strumento vincente della mobilità sostenibile» quale «priorità» dei Comuni che dalla Finanziaria devono «poter contare su maggiori risorse».


«Strumento» che si scontra con la necessità di trovare risorse finanziarie stante i vincoli che gravano sulla possibilità di espansione della spesa pubblica.

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