Generale pensaci tu. George W. Bush è arrivato ai confini della guerra, vola tra Kuwait e Bahrein, mette il naso nel campo iracheno e per la prima volta dopo molti mesi annusa aria di vittoria. La rimonta promessa dal generale David Petraeus è realtà. La partita che un anno fa sembrava perduta è ora tutta da giocare. Al Qaida ha subito duri colpi, in molte regioni i comandanti americani e il governo iracheno stanno riprendendo il controllo del territorio, a Bagdad e in altre città sciiti e sunniti sperimentano un difficile ritorno alla convivenza. Dunque, fa capire George W. Bush, dopo lincontro con Petraeus e i suoi ufficiali al campo di Arifjan, la più grande base americana in territorio kuwaitiano, bisogna dare fiducia al demiurgo della rimonta, lasciare a lui lultima parola sul ritiro di 30mila soldati. A settembre il presidente prometteva di farli ritornare a casa entro lestate, ma la guerra non è una scienza esatta e dunque sarà Petraeus a gestirne la partenza.
«Se lui non riterrà opportuno il ridimensionamento per garantire i successi conseguiti - spiega Bush non potrò che essere daccordo». Il presidente insomma si sente rassicurato dal lavoro svolto e offre carta bianca al comandante. «In Irak - garantisce - sta tornando la speranza» e sul campo le cose vanno esattamente come previsto quando il Pentagono pianificò lauspicata riscossa. «Siamo perfettamente in linea, la situazione è molto diversa da un anno fa, dobbiamo solo consolidare i progressi conseguiti e fare il possibile perché il 2008 ne garantisca degli altri». Lunico neo - spiega il presidente facendo riferimento al rapporto del suo generale - sono le interferenze iraniane e siriane. Quelle della Repubblica Islamica, riferiva Petraeus nel colloquio di Arifjan, emergerebbero con chiarezza considerando la quantità di ordigni di fabbricazione iraniana arrivati nelle mani degli insorti negli ultimi mesi. I numeri di quegli ordigni sono - secondo il generale - in costante crescita e testimoniano, assieme alla confessioni estorte ai prigionieri iraniani catturati in territorio iracheno, il costante coinvolgimento di Teheran. «Il ruolo svolto dallIran nel fomentare la violenza è stato ampiamente dimostrato dichiara il presidente - gli agenti iraniani sono sotto la nostra custodia e le loro confessioni confermano lappoggio garantito agli estremisti fornendo loro addestramento e aiuti letali».
La rimonta militare deve però venir accompagnata da una decisa accelerazione politica e da una piena riconciliazione. Il tema viene ripreso elogiando, subito dopo larrivo in Bahrein, la legge votata dal parlamento di Bagdad che garantirà i vecchi posti di lavoro o la pensione a molti ex esponenti del partito Baath, epurati dopo la sconfitta di Saddam.
Se la tappa kuwaitiana serve a fare il punto sulla partita irachena, quella del Bahrein, e più ancora quella successiva in Arabia Saudita, è fondamentale per definire gli schemi del confronto strategico con Teheran. Il ridimensionamento della minaccia nucleare iraniana per opera degli stessi servizi segreti americani ha inevitabilmente allentato la tensione.
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