da Washington
Il presidente degli Stati Uniti George Bush ha ricevuto ieri una telefonata del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi sulla riforma del Consiglio di sicurezza dellOnu. Lo ha annunciato il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, aggiungendo che sia il capo della Casa Bianca sia il premier di Palazzo Chigi «sono daccordo che la riforma debba essere centrata sul miglior funzionamento dellOnu». Il portavoce ha aggiunto: «LItalia è un buon e stretto alleato» degli Stati Uniti e la telefonata «rientra in un processo di consultazioni continuo».
La telefonata di Berlusconi a Bush è giunta nel giorno in cui al Palazzo di Vetro il segretario generale dell'Onu, il ghaniano Kofi Annan, ha riunito i rappresentanti dei due fronti - il G 4 e il Gruppo «Uniting for consensus» - diventati i protagonisti del dibattito sulla riforma delle Nazioni Unite e in particolare del Consiglio di sicurezza.
Del G4 fanno parte Giappone, Germania, Brasile e India: i quattro Paesi si sostengono a vicenda per ottenere nuovi seggi permanenti nel Consiglio; laltro schieramento conta numerosi Paesi e tra questi lItalia ha un ruolo di primo piano. «Uniting for consensus» si oppone al nuovi seggi permanenti nel Consiglio. Lo scopo dell'incontro di ieri, e che è destinato a continuare, è di cercare possibili mediazioni tra le due posizioni, in particolare sulle modalità da seguire per il dibattito.
I paesi del G4 si apprestano a presentare una risoluzione in Assemblea che chiederebbe ai 191 Paesi membri di pronunciarsi sull'ipotesi di un allargamento del Consiglio di sicurezza, portandolo dagli attuali 15 a 25 membri, con sei nuovi seggi permanenti da aggiungere ai cinque attuali (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna).
Le principali proposte di riforma sono per il momento due, la cosiddetta ipotesi A (che prevede l'aumento del numero di seggi permanenti nel Consiglio) o l'ipotesi B (che suggerisce di elevare il numero dei cosiddetti seggi semi-permanenti). L'Italia, favorevole alla seconda opzione, si è fatta però promotrice di una terza via che risponde appunto al movimento «Uniting for Consensus» e che si pone l'obiettivo di superare le divisioni consolidando il consenso sui valori e i principi condivisi dalla maggioranza dei Paesi membri.
Non sarà un compito facile per Annan.
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