Il business dei baby-mendicanti: sfruttati in 8mila

Tre romani su dieci danno l’elemosina

Sono gli schiavi moderni. Bambini accovacciati agli angoli delle strade o fermi ai semafori, costretti a chiedere l’elemosina per sopravvivere. Devono raccogliere una cifra precisa, che a Roma va dai 70 ai 100 euro al giorno, pena pesanti punizioni. Nel Lazio, secondo una stima dell’Osservatorio Europeo, sono 8mila i bambini che chiedono spiccioli sui marciapiedi. Soprattutto rom, di età compresa fra i 2 e i 12 anni. Il giro d’affari a livello nazionale è pari a 200 milioni di euro. Piccoli accattoni, attorno a mamme-bambine, sfruttati, anche a livello sessuale, da un circuito criminale molto più grande di loro. Senza futuro, perché almeno il 60 per cento di questi bambini non va a scuola. Secondo un sondaggio realizzato dal centro Cives, presentato durante un dibattito sul tema dell’accattonaggio minorile promosso dalla parlamentare europea di An Roberta Angelilli, i romani sono perfettamente a conoscenza della realtà che hanno di fronte: i piccoli rom che mendicano, non lo fanno per «tradizione»; ma perché sfruttati. La reazione dei cittadini è ambivalente: il 70 per cento dei romani giudica inaccettabile fare l’elemosina ai bambini, eppure almeno il 30 per cento degli intervistati dichiara di continuare a farlo, perché «un mancato guadagno può procurare punizioni o privazioni ai bambini». I cittadini, indignati, vorrebbero aiutarli, ma non sanno come fare. In Italia, al momento, non c’è un organo competente a cui riferirsi.

Per questo, è stata chiesta la creazione di un Garante per i minori a livello nazionale e poi, direttamente al sindaco Walter Veltroni, l’istituzione in ogni municipio della città di un centro di accoglienza e recupero per questi bimbi maltrattati. Per ora, è attivo solo il numero 114, gestito da Telefono azzurro. Su 2116 casi di abuso denunciati nel 2006, il 14 per cento riguarda l’accattonaggio minorile.

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