Da Byrne a Kuti, onde di «Suoni e visioni»

Nemmeno quest'anno «Suoni e Visioni», un classico della programmazione culturale targato Provincia di Milano, viene meno alla propria duplice vocazione: quella che, da una parte, ha sempre condotto gli organizzatori della rassegna ad accostarsi a più (e diversi) generi musicali e, dall'altra, a trattare con un occhio di riguardo il rapporto musica e immagine.
L'edizione numero 19 - ospitata tra lo Spazio Oberdan, il Teatro Dal Verme e il Teatro Leonardo e con biglietti d'ingresso a prezzi calmierati -, alternerà figure e personaggi di chiara fama a proposte intriganti e, talvolta, tutte da scoprire.
Alla prima categoria appartiene di diritto Seun Kuti (Dal Verme, 20 marzo), che porta in giro per il mondo i suoni e i messaggi del (compianto) padre Fela Kuti, il più grande e popolare musicista africano del secolo scorso, riconosciuto come l'incontestabile padre-fondatore dell'afrobeat, una musica ibrida a cavallo fra jazz, soul, funky, canzone d'autore e suoni yoruba, l'etnia maggioritaria della Nigeria, dai testi violentemente contestatari delle giunte militari del Continente Nero.
Accompagnato dai leggendari Egypt 80, la storica big band di Fela (un tempo di chiamava Africa 70), autentica «macchina da guerra musicale» che assembla ottoni, tastiere, percussioni, chitarra e voci per dare vita a un suono ipnotico, potente e ritmato, il più giovane di casa Kuti (voce, sax e un fisco scultoreo) ripercorrerà le tappe della carriera del capostipite, ma non mancherà di far conoscere anche estratti dell'album d'esordio «Many Things».
Non abbisogna di presentazioni David Byrne. «Deus ex machina» indiscusso del nevrotico ed originale funk-rock dei Talking Heads (un fenomeno esploso all'ombra del locale newyorkese CBGB'S quasi 35 anni fa), a suo agio con le sperimentazioni avanguardistiche e, in tempi più recenti, con i tropicalismi brasiliani e le ultime tendenze etniche di mezzo mondo, sarà sul palco del Dal Verme (21 aprile) con le canzoni frutto della collaborazione con un altro guru del rock, Brian Eno: canzoni tratte da «My Life In The Bush Of Ghosts» e dal recentissimo «Everything That Happens Will Happen Today».
E che cosa dire di Riccardo Tesi, al Leonardo il 28 aprile? Virtuoso dell'organetto diatonico, un antenato della fisarmonica, il musicista pistoiese è da anni uno dei nostri artisti folk più rispettati e applauditi all'estero, dove è di frequente protagonista nel circuito dei festival specializzati.
Nel cartellone live anche il cantautore emergente australiano-newyorkese Scott Matthew (voce e chitarra), il cui concerto (Oberdan, 4 maggio) sarà abbinato alla proiezione del controverso «Shortbus»: non a caso, è farina del suo sacco una buona fetta della colonna sonora del film di culto del regista gay americano John Cameron Mitchell, passato al festival di Cannes 2006 (protagonista il sesso in tutte le sue forme con scene decisamente hardcore); il trio italo-svizzero Q3 e il chitarrista jazz statunitense Kurt Rosenwinkel (Oberdan, 5 maggio), impegnati nella sonorizzazione del capolavoro di Robert Flaherty «Nanuk l'esquimese», il documentario che girò in due anni, dal 1920 al 1922; e la band elettro-pop al femminile inglese dei Bat For Lashes (Leonardo, 10 maggio), supporter lo scorso anno degli show milanesi dei Radiohead.


A completare il ricco programma di «Suoni e Visioni», come da tradizione, anche tre serate non-stop video allo Spazio Oberdan dedicate a David Byrne e i Talking Heads, Miles Davis e a Jimi Hendrix, rispettivamente il 7, il 20 e il 27 aprile.

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