C’è Alda Merini nella voce della Cortese

Laura Novelli

«Valentina mia, tra le lacrime ti dico grazie! Finalmente ti ho ritrovata. L’anima di Liuba è tornata a vibrare e sei meravigliosa perché spaventosamente umana. Ecco, ora il nostro Giardino è tutto tuo: lo pongo nelle tue mani con quell’amore, quel dolore e la dedizione che tu sai. Ti stringo a lungo e teneramente». Siamo alla fine delle prove dello storico Giardino dei ciliegi di Cechov allestito da Giorgio Strehler al Piccolo nel ’74 e così il maestro scrive alla sua attrice prediletta, Valentina Cortese, facendole dono dello spettacolo in segno di riconoscenza per la sua superba interpretazione. Poche parole, semplici e dirette, che vibrano però di quello smisurato amore per il teatro al quale entrambi si sono votati con appassionato ardore.
Sono trascorsi più di trent’anni da allora e la Cortese - grande signora delle nostre scene oggi ultraottantenne che nella sua lunga e felice carriera ha avuto la fortuna di lavorare, tanto a teatro quanto al cinema, con registi come appunto Strehler, Fellini, Zeffirelli, Visconti, Blasetti, Truffaut, Losey - sembra serbare ancora in sé qualcosa di quella Liuba eterea e luminosa. Qualcosa che ha a che fare con il talento, con la sensibilità, con l’esperienza, ma soprattutto con la capacità di donarsi anima e corpo alle parole e all’immaginario degli autori attraversati. Basta osservarla e ascoltarla nel recital dedicato al Magnificat della poetessa Alda Merini che domani sera presenterà all’Eliseo nell’ambito della rassegna «Sinfonia per corpi soli». Basta lasciarsi affascinare dalla sua figura raffinata e sognante che qui - vestita di un lungo caftano bianco e accompagnata da musiche barocche eseguite dal vivo - affronta l’impeto e l’istintiva passionalità di una scrittura poetica dove Maria ricapitola in sé tutte le controverse tensioni di un animo femminile diviso tra Cielo e Terra. Madre di Dio e insieme Vergine Santa, creatura umana e al contempo spirito votato alla pura trascendenza, la Madonna della Merini si carica del dolore, le lacerazioni, lo sconcerto e la forza di una donna che diventa madre ma che sacrifica la sua maternità al Divino per salvare l’Uomo e indirizzarlo lungo la strada del perdono.
Le emozioni, i sentimenti più contrastanti si confondono dunque nell’intenso monologo della Cortese - diretto da Fabio Battistini e già portato con successo in diverse piazze della Penisola - nell’intento di sviscerare il complesso tema dell’incarnazione, ponendo domande sul senso della vita, sull’armonia del creato, sull’universalità dell’amore.


E se già per i suoi contenuti l’evento di domani si impone come un appuntamento da non perdere, tanto più questo Magnificat tutto al femminile rappresenta un momento culturale particolarmente emblematico, perché segna il ritorno a Roma di una delle maggiori attrici del Novecento (vi venne l’ultima volta nell’83 quando interpretò, proprio all’Eliseo, una memorabile Maria Stuarda di Schiller diretta da Zeffirelli) e perché suggella l’incontro artistico tra due lombarde (sia la Cortese sia la Merini sono milanesi, così come milanese è un altro scrittore amatissimo dall’attrice, Giovanni Testori, che proprio per lei scrisse lo straordinario Erodiade) mai tanto diverse eppure mai tanto vicine.
Ingresso alle ore 20.45. Informazioni allo 06/4882114.

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