C’è anche un sacerdote tra gli insegnanti del centro sperimentale di cinematografia

Benché sia il più antico del mondo, il centro sperimentale di cinematografia e scuola nazionale del cinema, tra le mura della sua sede milanese infonde una forza come un perfetto action movie. La volontà di proiettarsi su schermi non convenzionali ma incentrati sulla visione del futuro è l’impronta stilistica di un’accademia, presieduta da Francesco Alberoni, diretta da Bartolomeo Corsini, con nomi quali Pino Farinotti nel Comitato scientifico, che crea punte d’eccellenza e soprattutto ha il merito di collocare in ruoli ad hoc i suoi allievi una volta entrati sul mercato della professione, all’interno di produzioni televisive e cinematografiche.
«Quest’anno partiremo con due nuovi corsi - spiega Farinotti -. Uno di recitazione con Giancarlo Giannini e l’altro tenuto da me, una sorta di master di critica cinematografica incentrato sul rapporto tra cinema, letteratura e storia. Saliranno in cattedra anche critici di fama». Una trentina di allievi prescelti tra i ventiquattro e trent’anni, laureati che devono superare una selezione alquanto esigente, una catena di lezioni sostenuta anche da Giancarlo Zappoli e da don Roberto Di Diodato, firmano l’ampia panoramica di una scuola che fa di Milano un centro di riferimento per la cultura.
Perché un sacerdote tra i maestri di un’arte la cui ispirazione e proiezione religiosa in questo Paese è sempre molto controversa? «Per dare al volto del grande schermo uno spirito antico che è più che moderno, potrei risponderle. Inserire un paolino tra i docenti potrebbe sembrare non politicamente corretto, ma dobbiamo iniziare a comprendere che è proprio quanto appare politically correct, come il relativismo delle idee che impera, è ciò che devasta il nostro Paese».
Cinema e letteratura. Altro argomento da corona di spine. Meglio il libro o il film? «La letteratura ha qualità più elevate del cinema, l’introspezione ad esempio, ma nei casi specifici dipende dal libro e dal film. Non c’è dubbio che «Via col Vento» superò il romanzo di Margaret Mitchell. Che «Il Gattopardo» abbia una paternità artistica equamente divisa tra Tommasi di Lampedusa e Visconti, e che «La donna che visse due volte» appartenga più ad Alfred Hitchcock che agli scrittori Boileau-Narcejac».

E se volessimo trarre da Gabriel Garcia, uno degli allievi più prestigiosi, un altro slogan che possa dar vita all’importante presenza lombarda di questa scuola, potremmo dire che qui a Milano il Centro non vivrà i suoi antichi cent’anni di solitudine perché, seguendo il coraggio dell’indole meneghina, avrà sempre una seconda, inaspettata, più che vitale opportunità.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica