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«C’è una bomba sull’aereo di B.» E il premier deve cambiare volo

REAZIONI L’opposizione con Bersani e Di Pietro ironizza sull’episodio La Russa: clima d’odio

RomaTre ore ad alta tensione ieri all’aeroporto di Ciampino, base del 31° Stormo dell’Aeronautica, il reparto che si occupa dei voli di Stato. Una comunicazione sospetta, diffusa intorno alle 9.30 su una frequenza radio non protetta e intercettata dai servizi di terra, ha fatto scattare l’allarme sicurezza del presidente del Consiglio, che in mattinata avrebbe dovuto fare rientro a Milano. A darne notizia è stato un comunicato di Palazzo Chigi. «Una bomba sull’aereo di B...», il testo della trasmissione, ascoltata anche dal responsabile dell’aeroporto.
Il primo ad essere avvertito è stato Gianni Letta sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi di sicurezza e di informazione. Contemporaneamente le forze di polizia presenti all’aeroporto, Carabinieri in primis e poi gli artificieri hanno provveduto alla «bonifica» dell’aereo presidenziale, un Airbus A319, precauzionalmente spostato in un hangar, e di tutti i velivoli in dotazione al 31º stormo di stanza a Ciampino. In tutta la zona sono stati avviati controlli minuziosi.
L’allarme lanciato alla scorta del premier ha fatto sì che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sia rimasto al sicuro nella residenza romana di Palazzo Grazioli, posticipando la propria partenza. Nonostante tutte le operazioni avessero dato esito negativo, è stato fatto giungere un altro aeromobile, ispezionato anch’esso e impiegato per il volo verso Milano, destinazione comunicata solamente dopo il decollo e successivamente alla modifica dei piani di volo. La procedura ha imposto comunque un ritardo di tre ore nella partenza. Al suo arrivo, Berlusconi ha salutato calorosamente i militari che ne hanno garantito l’incolumità: «Grazie ragazzi!».
In questo caso, tuttavia, il detto «tutto è bene quel che finisce bene» vale solo parzialmente. Sono in corso indagini da parte della Polizia postale per identificare i responsabili dell’«intrusione» sulle frequenze radio. Non si trattava di quelle «classificate», cioè quelle a esclusiva disposizione dell’Aeronautica, ma comunque è stato commesso un reato. Così come reato è anche il procurato allarme che ne è seguito.
«Un allarme è sempre tale, non è mai falso. E queste cose come quella di oggi, per fortuna senza conseguenze, nascono da un clima di odio», ha commentato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa aggiungendo che «quando si producono effetti negativi con gente che pensa di poter infrangere ogni regola contro Berlusconi, dopo è inutile mettersi a piangere sul latte versato».
Sardonico Antonio Di Pietro che ne ha approfittato per scaldare ulteriormente la sua piazza. «Un falso allarme bomba? Appunto... Bisognava creare oggi che c’era una notizia vera, la nostra manifestazione, una falsa notizia che occupasse l’informazione pubblica. Mi aspetto che stasera ci sia un editoriale di Minzolini...», ha dichiarato. Ed è stato pure accontentato anche se il direttore del Tg1 non l’ha dedicato a questa vicenda. «Quanti ne avremo, quanti ne avremo...» di allarmi-bomba, ha reagito il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, rispolverando dietrologie d’antan che fanno tanto vecchio Pci.

Da ieri, tuttavia, c’è un particolare che accomuna il presidente della Camera, Gianfranco Fini, con Silvio Berlusconi: l’essere incappati una disavventura aerea nello stesso giorno. Entrambi ricorderanno a lungo il 13 marzo 2010.

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