C’è chi «marca» l’obliteratrice e chi è pronto a scender giù

Pratiche diffuse soprattutto tra gli studenti a corto di denaro E in metro c’è l’«avvistatore»

C’è chi ha la scusa pronta, ma c’è anche chi cerca di risolvere il problema alla radice, evitando il tête-à-tête con il controllore. Il trucco più vecchio ed efficace, per quanto scorretto e disprezzabile, è quello di appostarsi con un Bit nuovo di zecca in prossimità delle macchinette obliteratrici. Basta timbrarlo quando si intravede un controllore per essere perfettamente in regola. A facilitare e non poco la vita ai tanti free riders, peraltro, ci ha pensato l’Atac, che ha raddoppiato e in alcuni casi triplicato i dispositivi di convalida a bordo di tram e autobus. E gli evasori hanno acquistato ulteriore fiducia. Altro sistema per sfuggire alle multe è quello di scendere dalla vettura non appena si intravede una divisa di Trambus salire. E fino a qualche anno fa, quando ancora circolavano i vecchi tagliandi, era pratica diffusa (specie tra gli studenti) utilizzare una gomma per rimuovere la stampigliatura e poter timbrare più volte. Anche oggi che il sistema è automatizzato c’è chi ci prova, scrivendo con una penna cancellabile la data e l’ora della presunta convalida e spiegando, in caso di un controllo, che sulla vettura presa in precedenza l’obliteratrice non funzionava. Con l’avvento dei tornelli, infine, sono tramontati metodi ancora più diabolici, come quello di mandare un amico o un collega in avanscoperta per verificare l’eventuale presenza di controllori all'uscita delle stazioni della metro. «L’ho fatto per tutti i cinque anni dell'università - ricorda Giuseppe P.

, 26 anni, dottorando - non avevo mai il biglietto con me e alla fermata di piazza Bologna facevo salire prima il mio coinquilino, che mi dava il via libera. Se invece c’erano i controllori tornavo indietro». I portoghesi al confronto sono dei dilettanti.

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