C’è chi specula sulla bufala degli infoibati «fantasma»

L’ultima trovata dei negazionisti è l’accusa di «moltiplicazione degli infoibati» con le onorificenze concesse ai parenti delle vittime di Tito ogni 10 febbraio, Giorno del Ricordo dell’esodo istriano, fiumano e dalmato. Per fortuna, però, anche nelle ultime roccaforti di chi vuole ridurre a una bagatella il massacro delle foibe comincia a cambiare la musica. Claudia Cernigoi, riduzionista delle violenze titine, ha pubblicato sul sito del Coordinamento nazionale per la Jugoslavia l’ennesima accusa: «Miracolosa moltiplicazione degli “infoibati” a Trieste». Secondo lei nel corso delle celebrazioni del Giorno del Ricordo nel capoluogo giuliano almeno due delle cinque vittime dei titini «erano già stati insigniti» dell’onorificenza concessa dallo stato italiano. Cernigoi ne denuncia i nomi: «Antonini Antonino, avvocato, già insignito nel 2011 a Trieste. Sempre tramite la figlia Antonini Maria Novella - Ghersa Giulio, militare, già insignito a Trieste nel 2009 e nel 2011, nel 2011 tramite Ghersa Giulio, nel 2012 tramite le figlie Ghersa Onorina e Mirella e la nipote Beatrice. Non è la prima volta che le onorificenze vengono conferite più volte alla stessa persona». Forse la Cernigoi non ha letto la legge del 2004 che prevede «a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica con relativo diploma» ai parenti degli infoibati, trucidati o scomparsi per mano delle milizie titine «dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale».
Non solo: nell’articolo 3, comma 1, si specifica che l’onorificenza si può concedere «al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza ai congiunti fino al sesto grado». Non c’è moltiplicazione degli infoibati: si riconosce il ricordo, mancato per oltre mezzo secolo, a più familiari. «Dopo un lungo oblio questa onorificenza, che non ha alcun valore pecuniario, era stata concordata da tutti, ma ci sono ancora strumentalizzazioni - ribatte al Giornale Giulio Ghersa, uno dei parenti insigniti e chiamati in causa -. La vittima resta una. Semplicemente vengono riconosciuti diversi parenti, come prevede la legge».
Altri due «negazionisti» o riduzionisti delle foibe, Alessandra Kersevan e Davide Conti, invitati a Reggio Emilia in contrapposizione al Giorno del Ricordo, sono stati contestati dal loro pubblico. Dopo aver ascoltato solo le nefandezze compiute dagli italiani in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale, Ettore Borghi, ex partigiano, funzionario dell’Anpi, ricorda anche i connazionali della resistenza ammazzati dai titini. La Kersevan si indispettisce sbottando: «Non so se sia valsa la pena fare 400 chilometri per venir contraddetta così».

La sala rumoreggia infastidita con i relatori e l’ex partigiano tenta di leggere versi di Biagio Marin sulla Venezia Giulia. Viene stoppato con la tesi che Marin aveva sposato la versione «italiana» del dramma delle foibe.

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