C’è il decreto: il governo va in soccorso di Napoli

RomaCarta canta, adesso bisogna raccogliere le cartacce: la Campania sommersa di spazzatura potrà trattare direttamente con le singole Regioni per lo smaltimento dei rifiuti, senza passare prima per la conferenza unificata. Dunque c’è il decreto, ma, agli atti, c’è anche il no della Lega al provvedimento salva-Napoli: un voto contrario che, per quanto «preventivamente concordato», per quanto non serva a bloccare il dl, mette a nudo la spaccatura nel governo. «Mi dispiace - dice Silvio Berlusconi - Metteremo presto a punto un piano straordinario, ma più di così ora non potevo fare. Non ho il 51 per cento e devo tenere conto di tutte le forze della maggioranza».
Tra cui appunto il Carroccio, che ne ha fatto quasi una questione di principio. Umberto Bossi si fa precedere a Palazzo Chigi da dichiarazioni minacciose: «Il problema dei rifiuti l’abbiamo già risolto una volta. Adesso basta». E pazienza se Giorgio Napolitano ha chiesto di salvare la città. «Se la munnezza è ancora per strada, vuol dire che i napoletani non hanno ancora imparato la lezione. E non penso che le regioni del nord accoglieranno la spazzatura della Campania». Da qui la scelta di votare no. Fonti del governo minimizzano: «È un modo per marcare le distanze da un provvedimento che non vedono di buon occhio». In sostanza, un voto di bandiera per tenere buona la base leghista, un sistema per mettere a verbale la posizione contraria senza impedire il varo del decreto.
Il testo, tre articoli, prevede la possibilità di trasferire i rifiuti solidi dell’area di Napoli al di fuori della Campania, in deroga alla normativa vigente che impedisce di esportare la spazzatura. Per l’operazione non servirà più il parere della conferenza Stato-Regioni ma basterà il nulla osta dei riceventi. L’articolo due definisce l’ampliamento dei poteri dei commissari nominati dal governatore della Campania per i siti di conferimento locali, mentre il tre stabilisce che i trasferimenti debbono avere come «destinazione prioritaria» le regioni limitrofe.
Il sindaco però non è contento. «Ci aspettavamo che il governo facesse qualcosa per Napoli - dice Luigi De Magistris - e non l’ha fatto. Il decreto è deludente e pilatesco». Ma a qualcosa servirà: «Sì, servirà perché qui abbiamo un’emergenza, ma così non si risolve». Anche Roberto Caldoro è «solo parzialmente» soddisfatto. «Il decreto non consente di superare concretamente le difficoltà di questi giorni. Non è sufficiente». Comunque, aggiunge, il presidente della Campania, meglio di niente: «Appare giusta la posizione del premier, che chiedeva uno sforzo in più in alcune regioni. Sulle discariche invece, finalmente si individuano le responsabilità e i tempi. È un passo avanti, anche se sarebbe stato preferibile dare più potere ai sindaci». Il testo non piace nemmeno alla Conferenza delle Regioni. «Non risolve nella sostanza il problema che si è venuto a creare - sostiene Vasco Errani - e mancano procedure certe per i nuovi siti».
Pier Luigi Bersani parla di «frittata di portata rilevante». «Siamo di fronte - dice il segretario del Pd - a un governo che, invece di chiamare tutti alla responsabilità, invita a lavarsene le mani». Ma stavolta Pier Ferdinando Casini si smarca dai democratici: «La Lega è irresponsabile ma l’opposizione non può giocare allo sfascio. Quindi noi voteremo a favore del decreto».
Il Cavaliere ammette che non sarà facile pulire Napoli. «Più di questo decreto - dice incontrando la conferenza Stato-Regioni - oggi non si poteva fare». Pesano resistenze interne, la Lega, ma anche esterne, e cioè la freddezza di parecchie Regioni». Ma Berlusconi promette «un impegno forte» in prima persona: «Ci penso io, ci metterò la faccia un’altra volta».
L’idea è quella di prendere il toro per le corna.

Entro un mese Palazzo Chigi presenterà un piano straordinario. Il programma di interventi durerà un anno e mezzo e prevede l’apertura di discariche e «altre misure». Il Cav «seguirà direttamente» i lavori. «Mi vedrete spesso a Napoli».

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