da Trieste
Affittavano i propri bambini, tutti dagli otto a i 13 anni, per una manciata di denaro. Li affittavano ad unorganizzazione criminale senza scrupoli che poi li smistava in giro per lEuropa, Italia compresa per farli «lavorare» in completa schiavitù: furti soprattutto ma anche prostituzione.
Non cè limite al peggio quando si parla di povertà. E in Bulgaria, gente poverissima prestava i propri figli, bambini ragazzini e ragazzine anche incinta, per vederseli poi portar via in paesi sconosciuti da personaggi loschi. Ora il meccanismo si è inceppato. Grazie ad una delicata operazione internazionale chiamata Elvis-Bulgaria sgominata ieri mattina dai carabinieri del Ros. Gli investigatori hanno incastrato ben 116 le persone, tutte bulgare, ora indagate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, che ha emesso anche 41 ordinanze di custodia cautelare in carcere - una trentina delle quali già eseguite, in Italia, Bulgaria, Germania e Austria.
Lorganizzazione - secondo quanto riferito oggi dagli investigatori - era suddivisa in «cellule operative» che gestivano i piccoli reati di base, in genere furti o scippi. A capo di ognuna di queste «cellule» vi era un individuo, che delegava a un «sorvegliante-coordinatore» lassistenza legale dei bambini, che forniva loro documenti falsi o li recuperava quando venivano catturati e inviati a centri di accoglienza per minori. Ogni gruppetto veniva portato in Italia da un autista.
Delle persone colpite da ordinanze di custodia cautelare, dieci sono i capi cellula, 21 i sorveglianti e dieci gli autisti; 23 i minori sfruttati che sono stati identificati, ma la stima di quelli coinvolti - secondo gli investigatori - va moltiplicata per dieci. In caso di fermo dei ragazzini, venivano prodotte istanze per laffidamento dei minori, e venivano raccolte informazioni sul centro di accoglienza, pianificandone la fuga in tempi brevi. Se sorgevano ulteriori difficoltà, l'organizzazione portava in Italia i veri genitori, poi rispediti immediatamente in patria. Non vi sarebbero stati supporti logistici sul territorio nazionale, ma i gruppetti arrivavano in Italia con tutto il materiale e le istruzioni operative. Il denaro raccolto con i piccoli furti veniva subito inviato in Bulgaria tramite i servizi di invio valuta, con corrieri propri o nascosto nei viaggi di ritorno. Tra le centinaia di minorenni ridotti a piccoli schiavi cerano anche alcune ragazzine incinte. I bambini avevano tutti fra gli 8 e 12-13 anni e venivano venduti ai presunti componenti dell' associazione per delinquere dagli stessi familiari. I bambini provenivano tutti da famiglie in condizioni di povertà assoluta alle quali poi giungeva anche una piccola parte del denaro ricavato dal loro sfruttamento. Oltre che per compiere furti - si è saputo - alcuni minori erano destinati allo sfruttamento sessuale.
Le indagini hanno scoperto che l'organizzazione criminale era formata prevalentemente da nomadi di etnia sinto-rom attivi in Italia e in molti altri paesi europei. In tutta Europa, centinaia di minori bulgari erano trasformati in bambini «argati». La condizione di argato, che letteralmente significa operaio, scaturisce da un vero e proprio contratto di cessione o affitto stipulato tra i genitori dei minorenni e i loro padroni.
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