C’è una geisha tra i burattini di Fei

S’intitola La geisha, ovvero storia di una casa da tè l’operetta per burattini che sarà rappresentata fino al 26 febbraio, presso il Museo Nazionale d’Arte Orientale di Palazzo Brancaccio. La rappresentazione narra la storia di Ò Mimosa San, la geisha più bella della casa da tè Poor Butterfly, della quale tutti, il giovane Katana, bello ma povero, l’ufficiale di Marina Reginald Fairfax e il prepotente marchese Imàry, capo della polizia, sono innamorati. Sarà infatti la gelosia maschile a scatenare la tempesta: il marchese, preso dall’odio per i suoi rivali, ordinerà di vendere la Casa da Tè e tutto quello che contiene, comprese le geishe e il direttore, l’astuto cinese Wun Chi. Infine, sarà l’arrivo di Molly, la fidanzata di Fairfax a caccia di atmosfere esotiche, accompagnata da sua zia, la ricca lady Costance giunta in Giappone per studiare il teatro Nò e da Juliette Diamant, una parigina alla ricerca di un un marito ricco, a riportare la normalità.
Già nel 1906, presso il teatro Valle, venne presentata una parodia de La geisha di Sidney Jones, l’operetta più in voga del momento e, in quell’occasione, debuttò sul palcoscenico un bambino di 6 anni, che si chiamava Eduardo De Filippo. L’opera era giunta nella capitale solo un anno prima e il fatto che già ne girasse una parodia testimonia come il lavoro fosse popolare e conosciuto e quanto le sue bellissime musiche fossero cantate nei teatri, nei salotti e per le strade, rispondendo alla moda giapponese di quegli anni.


L’allestimento odierno, curato da Idalberto Fei e dal suo gruppo, sottolinea la poesia, l’esotismo, la musicalità e l’ironia dell’operetta e, attraverso la presenza dei burattini, Fei mette in evidenza l’aspetto giocoso e magico: «Mi rendo conto - ha dichiarato Fei - che oggi sia una scommessa presentare un’operetta con i burattini, ma lo faccio con lo scopo di divertire con canti, balli, costumi scintillanti e un lieto fine».

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