C’è un mostro nella Finanziaria. Non nella legge vera e propria, che pure è un colabrodo tale da far perdere le staffe anche a un gentiluomo salernitano, che fa di professione il ragioniere generale dello Stato. A furia di tappar buchi, gli daranno il diploma di stagnino onorario. Il mostro si annida nel disegno di legge collegato che contiene la controriforma delle pensioni, quella - per intenderci - che sostituisce lo «scalone» dell’ex ministro Maroni con il più modesto «scalino» dell’attuale ministro del Lavoro, Damiano. È un mostro che potrebbe aprire nella nostra finanza pubblica una voragine da 12 miliardi e mezzo di euro, condizionandola per i prossimi dieci anni.
Il mostro ha un nome: lavori usuranti. Su pressione dei sindacati, il governo ha deciso che le nuove regole per il pensionamento anticipato, pur molto miti se paragonate al resto d’Europa, non dovranno valere per chi ha svolto un lavoro usurante. Principio sacrosanto, a patto che non venga allargato a una platea vastissima di lavoratori. Questo appare invece l’obiettivo dei nostri eroi. Quando il testo cita i lavoratori alla catena di montaggio, o a ciclo continuo, o che fanno lavoro notturno per 80 giorni l’anno, di fatto allarga la platea degli «usurati» all’intero mondo operaio.
La Confindustria ha lanciato l’allarme: in luglio, quando firmò l’intesa su welfare e pensioni, si parlava di 5mila «usurati» l’anno da mandare in pensione a 57 anni. Coi criteri che, grazie al continuo cedimento di Prodi alla sua ala sinistra, si profilano ora, gli «usurati» rischiano di moltiplicarsi per quattro o cinque volte, sforando il tetto di 25mila prepensionati l’anno. Montezemolo parla di «bomba a orologeria». «Mostro» ci sembra una definizione più adatta. Perché è mostruoso constatare che, sulle pensioni, Prodi va in direzione contraria al resto del mondo. È mostruoso sopportare la pressione fiscale più alta dell’ultimo decennio. È mostruoso che, pur preoccupato, il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa trasferisca miliardi di oneri sui bilanci futuri del Paese. I calcoli fatti finora parlano di un buco fra i 10 e i 12,5 miliardi di euro in dieci anni per le pensioni da corrispondere agli «usurati». L’escamotage di «Tps», un tetto di spesa annuale per gli «usurati», non vale; il provvedimento crea diritti soggettivi e l’Inps non può rifiutarsi di concedere una pensione, se i criteri per corrisponderla sono quelli fissati dalla legge. E il buco diventa più profondo.
Non sappiamo se e come il governo uscirà da questa trappola, e prevediamo nuovi grattacapi in arrivo per il ragioniere generale. Ma questo è niente, di fronte ai malanni che la Finanziaria provocherà nel Paese.
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