«Amor cha nullo amato amar perdona» (lamore che obbliga chi è amato a ricambiare) scrive Dante ne lInferno, a proposito della tormentata relazione tra Paolo e Francesca. Il Sommo non avrebbe mai pensato che la stessa frase, qualche secolo dopo, avrebbe potuto essere scritta anche per la relazione che vede uniti cani e persone. Finora il termine «amore» per quanto abusato nel parlare e nello scrivere comune, rimane, per la scienza ufficiale, un sentimento che attiene alluomo e alle scimmie antropomorfe (scimpanzè, gorilla ecc.). Mentre, fino a qualche tempo fa, si pensava che la domesticazione del cane risalisse a circa 15.000 anni orsono, recenti scavi in Siberia e in Belgio hanno portato alla luce due scheletri canini databili attorno a 33.000 anni addietro. Hanno mandibole e denti meno acuminati e meno atti a strappare carne dalle ossa. Lipotesi degli zooarcheologi è che il rapporto daffetto tra cane e uomo dati quindi da molto più tempo di quanto si credesse. E col tempo, si sa, amicizia e affetto possono diventare amore.
Recenti studi, effettuati con strumenti raffinati, hanno dimostrato che quando i cani sono a stretto contatto con i loro proprietari, il cervello rilascia un delle «sostanze del piacere» (la dopamina), allo stesso modo in cui succede quando una persona si sente felice e rilassata. Gli scienziati più ortodossi replicano che il cane in realtà si avvale di un certo numero di «moine» per farsi voler bene e che assume questi atteggiamenti anche con il forestiero che gli allunga qualche leccornia. Insomma, vogliono bene sì, ma in cambio di qualcosa. Bruce Fogel, veterinario e scrittore inglese, è convinto invece che gli studi sul rilascio di dopamina, stiano a dimostrare quanto lui, e molti proprietari di cani, sostengono da una vita, che i cani sono in grado di amare in diverse situazioni. Esiste dunque, anche loro, un tempo per ogni amore: lamore per il gioco, per la famiglia, per noi, proprio come la scienza riconosce che esistono diverse forme di aggressione, quella da panico, quella territoriale, quella sessuale. Racconta il medico inglese del suo rapporto con Honey, Lexington, Macy e ora Bean, tutti Retriever impazienti di vederlo tornare dalla clinica, appoggiati alla rete del giardino, con la coda vibrante e gli occhi felici, che avesse o non avesse qualche leccornia da offrirgli. Solo un incapace poteva essere cieco di fronte allemozione che provavano questi cani, allarrivo della persona più amata, e non riconoscere nel loro comportamento sentimenti dei quali noi uomini e donne ci pavoneggiamo ogni minuto.
«Il contatto con le mie gambe e quelle di Julia (mia moglie)» scrive Bruce, «quando siamo seduti su una seggiola, la ricerca dei nostri corpi quando siamo su un divano, sono tutti comportamenti riservati a noi soli e nessun altro potrebbe ricevere tali segni di affetto».
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