Roma

C’è da ridere quando l’attore è «sulle spine»

Laura Novelli

Dario Argento ne fu entusiasta. Peppino Patroni Griffi ebbe parole di elogio. Franca Valeri se ne innamorò perdutamente. Era il ’97 e il monologo Sulle Spine (noir psicologico a tinte comiche) di Daniele Falleri (anche regista) raccolse il consenso unanime degli addetti ai lavori, della critica, del pubblico. Tutti d’accordo nel decretare l’originalità del testo e, insieme, la bravura di Urbano Barberini, calatosi con estrema generosità nei panni di un trentacinquenne folle che (di professione attore) si libera poco a poco di tutte le presenze «ingombranti» della sua vita, muovendosi tra ombreggiature noir e scarti surreali, pulsioni omicide e slittamenti ironici, immaginari macabri e candore pseudoinfantile.
Da allora a oggi il lavoro - il cui testo venne pubblicato da Titivillus nel ’99 con prefazione proprio della Valeri - ha «subìto» tre edizioni diverse e il personaggio di Silio si è andato via via rafforzando. Tanto da diventare una sorta di alter ego dell’attore romano («Silio è stato sempre con me - spiega Barberini - anche negli anni in cui non gli ho dato vita. Lo considero un amico che ogni tanto preme per essere rifrequentato e per rimanifestarsi») e tanto da tornare domani sera sul palcoscenico de «I Solisti del Teatro» in una nuova versione dello spettacolo, dove la sua vena pazzoide è ancora più marcata. «In questi ultimi tempi ho lavorato molto e ciò mi ha reso più sicuro. Di conseguenza permetto a Silio maggiore libertà, lo affronto in maniera meno preoccupata, accondiscendo la furia devastante della sua follia senza impormi troppi argini. Sono molto felice di questa maturazione, che non sarebbe mai arrivata senza le esperienze professionali fatte dal ’97 in poi». Anni di impegni importanti al cinema (tra le ultime pellicole dell’attore Nel mio amore di Susanna Tamaro e L’educazione fisica delle fanciulle di John Irvin) ma soprattutto a teatro dove, al fianco di una compagna d’eccezione come Franca Valeri, lo abbiamo visto in Mal di Madre, Possesso, Blu Orange e, più recentemente, Il giocatore. Racconta Barberini: «Franca è un’artista con la quale ho instaurato un rapporto straordinario, costruito sull’amicizia, l’affetto, l’amore. Condividiamo una grande passione per il teatro. O meglio, per il teatro fatto bene». E il desiderio di riprendere Sulle Spine, al di là delle motivazioni strettamente personali, scaturisce anche da questa passione, «da un senso di rabbia, di giustizia, direi. Falleri è un autore di livello europeo che però qui in Italia non viene rappresentato né valorizzato. Avendo tradotto molti testi francesi ed inglesi contemporanei, ho il vantaggio di conoscere bene la drammaturgia straniera e posso dire che i lavori di Daniele non hanno nulla da invidiarle. In questo monologo, per esempio, parla di problematiche scottanti, delinea un quadro dei rapporti omicidi all’interno della famiglia, ma lo fa in maniera del tutto non convenzionale, spiritosa, intelligente. Spero davvero di farlo conoscere a più spettatori possibile e sto già organizzando una tournée invernale». Lo dice con un tono di malcelato rammarico perché un attore come lui, abituato a confrontarsi costantemente con l’estero, non può non notare certe differenze: «Secondo me nel nostro Paese il teatro vive una situazione feudale: la burocrazia è schiacciante, non c’è concorrenza, non si dà valore al mercato, si lavora in un regime di assurdo clientelismo. Se credi in un progetto e cerchi un appoggio per realizzarlo ti chiedono solo chi è il tuo sponsor. È impossibile crescere. Spero che quanto è successo nel calcio, succeda anche nel mondo dello spettacolo: ci vorrebbe proprio una bella teatropoli».
Giardini della Filarmonica, domani sera ore 21.30.

Info: 06/3236927.

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