Venezia - All'ultimo momento quelli della Warner Bros. hanno dovuto trovargli uno smoking su misura, perché lui non ci aveva proprio pensato. Tim Burton è fatto così. Appena quarantanovenne e già destinatario del Leone d'oro alla carriera, il regista di Batman e Mars attacks! ieri ha fatto il pieno di applausi qui al Lido. Insieme al complice di sempre Johnny Depp, giacca bianca over-size e scarpe in tinta, un anello per dito, venuto apposta per consegnargli il premio.
Un trionfo. Più di Brad Pitt, più di George Clooney. Per venti minuti, di fronte a una folla di ragazzine urlanti, alcune vestite da «sposa cadavere», tra cartelli che dicevano «Tim & Johnny, work always together» (lavorate sempre insieme), i due costruttori di fantastiche storie hanno firmato autografi, assaporando l'affetto diun pubblico giovane, giovanissimo. E subito dopo nella Sala Grande, a botte di standing ovation, la festa s'è ripetuta. «Uno dei pochi geni nell'officina contemporanea delle pulsioni e delle emozioni, un cineasta che ha riportato la fantasia al potere», l'ha definito Müller. «Appartiene a una razza rara: un vero artista, un vero inventore, un vero amico», ha scandito Depp.
Capelli arruffati, pizzetto sale e pepe, occhialoni scuri, una punta d'emozione, l'uomosembrava davvero soddisfatto di questo «Tim Burton Day» cominciato di prima mattina con l'anteprima della versione tridimensionale del vecchio The nightmare before Christmas, gustata dai giornalisti tramite preziosi occhialetti guardati a vista, e proseguito con otto minuti inediti del nuovo Sweeney Todd. Trattasi di horror musicale ambientato nella Londra vittoriana. Lo spunto viene da un pluripremiato musical di Broadway, già portato sullo schermo, ma nelle mani di Burton la fosca storia di vendetta a colpi di rasoio (Depp si fa barbiere per regolare i conti con chi lo mandòingiustamente in carcere, cagionando la morte di moglie e figlioletta) risplende di un tocco speciale, tra canzoni minacciose e affondi gotici. Naturalmente il regista glissa sulla nuova creatura, alla quale sta ancora lavorando in vista dell'uscita americana. Dice invece che questo Leone alla carriera lo inorgoglisce, perché viene da un festival «consacrato alla purezza del cinema». «Anche materialmente è un oggetto bellissimo, molto meglio di quell'uomo nudo in piedi sopra una palla» (la statuetta dell'Oscar, ndr). Nella sala delle conferenze stampa si respira un'aria di assoluta devozione.
C'è chi lo ringrazia da parte dei figli, chi gli ricorda d'esser cresciuto con Edward Mani di forbice, chi vorrebbe proiettare i suoi film a scuola. Burton ringrazia tutti. Ha sempre lavorato sugli incubi e le ossessioni infantili, trasformandoli in un personalissimo mondo estetico che lavora sui temi dell'inconscio. Nella Mostra delle guerre e delle atrocità contemporanee porta una ventata di cinema puro. «Sono stato molto fortunato, anche perché nessuno ha potuto etichettarmi. Né "indipendente", né "hollywoodiano". Mi piace il simbolismo dark delle fiabe popolari, anche se alla fine mi ispiro sempre ai vecchi film dell'orrore interpretati da Boris Karloff e Lon Chaney». Gli chiedono perché la figura della spirale sia così centrale nel suo universo simbolico. Risponde: «Non so, magari c'è un motivo psicoanalitico. La spirale è qualcosa di ipnotico, apre la strada al mistero, che poi è la forza del cinema ».
È un piacere sentirlo parlare. Non maltratta Bush come tutti i suoi colleghi, teorizza che l'uso sfrenato dell' immagine generata al computer restringe le risorse della fantasie, conferma di amare tutti i suoi film, anche quelli «meno fortunati al botteghino», spiega di aver girato Big Fish sotto l'urto emotivo della morte del padre. E Johnny Depp? «Lo adoro. Perché ama cambiare i personaggi, non rifà sempre se stesso.
In Ed Wood parla a macchinetta, in Edward Mani di forbice sta muto tutto il tempo, in Sweeney Todd canta ». Pure bene a sentirlo in quei otto minuti, mentre si specchia sulla lama del rasoio affilato, preannunciando tremenda vendetta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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