Cab Calloway, il re che divertiva con lo swing

Nacque 100 anni fa a Natale l’artista che canta in «Blues Brothers». Il suo «Minnie the Moocher» fu il primo disco jazz da un milione di copie

Chi di noi almeno una volta non ha canticchiato l’onomatopeica melodia «hi-de-hi-de-hi/ hi-de-ho-de-ho» e così via? per i più giovani e i più distratti è un pezzo forte del film Blues Brothers, s’intitola Minnie The Moocher ed è un classico del mitico bandleader e cantante Cab Calloway, che nella pellicola la esegue personalmente con il suo inimitabile humour.
Calloway nacque la notte di Natale di 100 anni fa e ancora oggi lo ricordiamo come una grande star, un uomo che sapeva coniugare il jazz tradizionale con lo spirito ludico del musical e delle riviste nere legate al mondo della «minstrelsy». Personaggio debordante, artista divertito e divertente, caustico e spassoso, ha impersonato il lato esuberante e colorito dello swing. Negli anni d’oro (fino alla metà degli anni Quaranta) nella sua band si dividevano gli assolo giganti come i sassofonista Chu Berry e Ben Webster, il bassista Milt Hinton, il batterista Cozy Cole e persino il grande innovatore Dizzy Gillespie, con cui Calloway visse un rapporto conflittuale, arrivando a cacciarlo dalla sua orchestra. «Non voglio che si suoni quella musica cinese nella mia band», disse a proposito di Dizzy e delle nuove sonorità del Bebop (ma il loro litigio fu più che altro extramusicale e degenerò in una piccola rissa).
Calloway è esploso alla grande nel mondo del jazz passando dal giro di Chicago, dove lavorava in celebri riviste leggere come Plantation Days alla scena di New York, dove alla guida dei Missourians entrò nel giro di noti locali come il Savoy. Ci sapeva fare; guidava l’orchestra con energia e scenografici atteggiamenti clowneschi, cantava con voce possente: in poche parole sapeva fare spettacolo e buona musica inanellando successi come The Lady With the Fan e Za zuh Zaz. «Ho cantato blues, ballate, canzoncine, ma la cosa più importante che ho fatto è stata dirigere una big band», ha dichiarato. La sua energia contagiò Irving Mills, che lo ingaggiò al Cotton Club, prima in sostituzione e poi in alternativa alla band di Duke Ellington (la leggenda vuole che Calloway fosse appoggiato dalla mafia, ma il suo valore artistico non discute). I suoi spettacoli venivano trasmessi dalla radio e la sua fama divenne immensa. L’album con Minnie the Moocher (del 1931) fu il primo disco jazz a vendere un milione di copie, esaltando il suo canto scat, fatto di onomatopee, versi ed espressioni inventate. Louis Armstrong è stato il mio maestro di scat, poi un giorno, sul palco, scordai le parole di un pezzo e improvvisai cantando skee-tee-tu-beh, hi-de-ho», aveva un bell’effetto così ci scrissi sopra Minnie», ispirata dal classico St. James Infirmary.

Tra alti e bassi il suo mito non s’è mai incrinato. Ha continuato a suonare anche quando le forze non lo sostenevano (si ricorda un collasso sul palco in Giappone), fino alla morte, nel 1994), celebrato ufficialmente da Clinton come «uno dei precursori del jazz».

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