Diego Vigne
«Oggi dove è l' arte con la A maiuscola?»: è questa la domanda che fa da filo conduttore al libro «Schegge del passato», ultima fatica letteraria della Professoressa genovese di lettere classiche Enny Bice Satta, la quale cerca di far conoscere un periodo artistico come il Novecento ai più sconosciuto.
«Avendo incontrato molte persone sui quarant' anni - spiega la Professoressa - che mi confessarono di non conoscere nulla del periodo "Novecento" sia artisticamente che socialmente, mi decisi di dare vita a questo libro». Partendo dunque da una nobile motivazione la signora Satta riesce a trattare l' innovazione architettonica di quell' epoca, e quindi il cosiddetto stile «littorio», unita alla vita sociale dei cittadini di allora.
In questo excursus si ha il piacere di osservare il fiorire di un vero e proprio movimento artistico troppo spesso sottovalutato, unito alla crescita della società italiana. Quello che però soprattutto emerge è come la nostra città, Genova, sia profondamente cambiata grazie ad artisti che nel corso del tempo furono ampiamente criticati e dimenticati. Personalità importanti come Gardella, Terragni, Piacentini, che la professoressa definisce «il gestore dell' architettura ufficiale italiana», Nervi e Giordani, che realizzarono opere dal valore ancora oggi inestimabile: il «Liceo DOria», l'«Arco dei caduti», la «Questura», il «Palazzo dell'INPS», «Piazza De Ferrari». Tutte queste testimonianze rimangono ancora oggi ben vive nella memoria storica della nostra città, oltre a costituirne anche fonte di attrattiva turistica. Per non parlare poi di grandi realizzazioni come l'«Istituto Gaslini», la «Casa dello studente» e la città universitaria di San Martino, opere che hanno profondamente migliorato lo stile di vita genovese.
Si entra pertanto in contatto con un passato che è però ancora molto attuale: «Ogni uomo ha dentro di sé - ci dice la signora Satta - un bagaglio di ricordi, di ore felici ed infelici, di esperienze dolci e amare, che finiscono con l'abbracciare pagine di storia, forse anche segrete, per cui ci si chiede se ciò che si è vissuto possa rammentare ad altri il proprio passato»; ecco proprio il «Novecento» è il passato della professoressa, che con i suoi ricordi e testimonianze ci vuol far ricordare come Genova debba molto, dal punto di vista architettonico a questo breve, ma intenso periodo storico.
Quello che, inoltre, emerge dalla lettura del testo è che gli obiettivi che questi grandi artisti si prefiggevano erano sostanzialmente due: il rinnovo della città, in concomitanza con il risveglio europeo, e la celebrazione di un periodo di rinascita. Dalle parole della signora emerge anche un po' di nostalgia verso un mondo dell'arte nel quale ormai lei non si riconosce più: «Ricordo come in occasione di Genova capitale europea della cultura - spiega la scrittrice - la città era stata invasa da forme gigantesche in assoluto contrasto con l'architettura genovese, dimenticando come invece per abbellire una città, si debba, in primis, rispettare le sue regole e i suoi canoni».
D' altra parte, essendo l'arte una forma di cultura, è bene mettere in evidenza come quest'ultima elevi e conforti, e come un ruolo importante lo abbia la nazione, come garante delle arti, le quali rivelano la sensibilità e la preparazione culturale di un'intera popolazione.
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