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Caccia a «nonno» Valentino

I due ragazzi terribili della Honda provano a ribaltare il pronostico e ad approfittare delle sirene da F1 che distraggono «il dottore»

Benny Casadei Lucchi

D ifficile immaginarlo così, ma nel motomondiale, con tutto ciò che ha vinto e con i suoi 27 anni, Valentino Rossi è ormai come un nonno importante, saggio e pieno di allori sul petto. Certo, Loris Capirossi e Sete Gibernau sono ben più vecchiotti, però loro, di allori appuntati ne hanno molti meno. Anzi, i due campioni della Ducati proprio quegli allori della classe regina stanno cercando. Valentino è un po’ nonno, soprattutto se paragonato alla nidiata di ragazzini terribili che la Honda, pur di riagguantare un giorno il mondiale più prestigioso, ha quest’anno messo in campo.
Nel campionato che parte domenica a Jerez de la Frontera, infatti, il colosso nipponico ha fatto piazza pulita di tutti i grandi e meno grandi piloti che aveva, per dedicarsi anima e cuore solo alla nidiata. Per cui, ha mandato a casa Max Biaggi e, in altro team, Sete Gibernau; in pensione è finito anche Alex Barros, che però si è riciclato in Superbike. Dentro, invece, Daniel Pedrosa (lui sì, un fenomeno da scoprire nella classe regina dopo aver dominato a lungo nella 250), Toni Elias e Casey Stoner. Il tutto condito da un po’ di saggezza, visto che la Honda ha riconfermato fiducia a giovani, ma non ragazzini, come Marco Melandri e Nicky Hayden.
Stendendo un velo pietoso sull’atteggiamento tenuto dal colosso giapponese nei confronti di Biaggi (aveva il diritto di non rinnovare il contratto a un pilota con cui non si trovava più bene, non aveva alcun diritto di complicargli, più o meno indirettamente, l’accordo con una nuova squadra), la medesima Casa cerca ora di mettere una pezza sul grande, immenso, strategico errore di valutazione commesso sul finire del 2003. Era settembre, Valentino vinceva e dominava in sella alla Honda, quando fu chiaro che avrebbe cambiato team. L’intero vertice della Casa alata emanò il famoso editto che più o meno suonava così: «Dimostreremo che possiamo vincere senza di lui e che il mezzo conta più dell’uomo».
Ebbene, si sbagliavano: non solo con l’uomo Rossi la Yamaha è poi risorta, non solo ha vinto pronti-via il primo Gp 2004, non solo ha conquistato il titolo mondiale e centrato il bis la stagione dopo, ma lo scorso anno, la Honda del «possiamo fare a meno di un talento», a fronte delle undici-vittorie-undici di Rossi, ha portato a casa quattro soli successi (due con Melandri, e uno a testa con Hayden e Barros).
A proposito del belloccio Hayden, è utile aprire ulteriore capitolo. Con Biaggi fermo, Barros in altri lidi, Gibernau alla Ducati, il team leader del colosso giapponese è diventato proprio il belloccio americano. Primo risultato dell’iniziativa medesima? Una moto da urlo? Una moto missile? Una moto che neanche la vediamo tanto è superiore alle altre? Macché. È invece stato prontamente richiamato dalla pensione il quarantenne Okada, uno che correva nell’epoca Doohan e Criville, alla fine degli anni Novanta. Obiettivo: un ruolo da collaudatore per raddrizzare le storture di questa stagione di test non proprio esaltanti. Non male per una squadra che aveva voluto a tutti i costi svecchiarsi. Da qui la sensazione, sempre più forte e sempre più chiara, che la Honda stia addirittura aspettando con calma che Rossi si levi dalle scatole, direzione F1: la nidiata dei suoi ragazzini terribili come Pedrosa & C. userebbe il 2006 per fare apprendistato, per poi puntare al mondiale nel 2007.
Problema: Valentino è sempre più dubbioso riguardo alla F1, tanto più che se la Ducati dovesse davvero rivelarsi – come sembra - l’antagonista numero uno della Yamaha del Dottore, lui potrebbe togliersi quest’ultima soddisfazione: batterla quest’anno per poi portarla al mondiale nel 2007. In fondo, se non dovesse farsi incastrare dalle lusinghe della formula uno, potrebbe puntare a un altro primato su due ruote che ancora gli manca: quello di diventare il primo pilota, dopo Giacomo Agostini, a portare al mondiale una motocicletta italiana (l’ultima volta accadde nel 1972 con la Mv Agusta). Tanto più che lo sponsor che accondiscende alle sue incursioni sulla Ferrari è lo stesso che segue da anni l’avventura Ducati: se gli sfuggisse Valentino dalla porta della Ferrari, potrebbe riacciuffarlo dalla finestra Ducati.
Per la verità, Valentino non ha solo margherite da sfogliare. Inaspettatamente, sono infatti comparse anche delle magagne: nei test Irta svolti proprio a Jerez dieci giorni fa, non c’è stato nulla da fare. La sua Yamaha non la voleva smettere di vibrare sull’anteriore, il famigerato chattering di epoca biaggiana. Ha infatti dichiarato Rossi: «Non capisco se sia un problema di gomme o di altro, ma è innegabile che su questa pista la moto di riferimento è la Ducati (miglior tempo di Capirossi, davanti a Gibernau, terza la sorprendente Kawasaki di Nakano, quarto Pedrosa con la Honda e solo undicesimo Rossi, a un secondo e mezzo da Capirossi, ndr). Per fortuna che almeno abbiamo fatto questi test, sennò avrei rischiato di arrivare qui per il Gp e scoprire tutti questi problemi all’ultimo», ha confessato Valentino. «Devo ammetterlo: la situazione rispetto alle prove di Barcellona si è ribaltata, sarà una stagione dura, le prestazioni si sono livellate...

E poi, avete visto come vanno le Kawasaki?».

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