Caccia senza limiti, tiro al bersaglio nel Pdl

Roma Il destino di lepri, fagiani e pernici divide il centrodestra. Oggi alla Camera si vota la legge comunitaria che contiene la contestatissima norma che apre alla possibilità di cacciare anche dopo il 31 gennaio. Un colpo al cuore della biodiversità dicono animalisti e ambientalisti. E dato che l’idea di prendere a schioppettate animali inermi non piace a molti in modo trasversale ieri un gruppo di dissidenti del Popolo della libertà, una trentina, ha scritto a Silvio Berlusconi chiedendogli di desistere dal proposito di allungare la stagione venatoria, minacciando pure di non votare il provvedimento se non viene stralciata la norma incriminata. Ovvero il comma 2b dell’articolo 43. Molti dei firmatari assicurano che si tratta soltanto di una «provocazione» e che in realtà l’obiettivo è quello di raggiungere un accordo interno. E infatti ieri in tarda serata si doveva tenere un vertice proprio per trovare un compromesso che soddisfacesse tutti.
«Caro Presidente - scrivono i dissidenti a Berlusconi - abbiamo appreso con sorpresa dello stravolgimento subito dalla legge Comunitaria 2009», ricordando come si preveda nel testo «delega piena alle regioni» per quanto riguarda la stagione venatoria proprio mentre l’Europa richiama tutti i paesi membri «a una più rigorosa valutazione del calendario, per garantire la salvaguardia delle biodiversità delle specie animali». I dissidenti proseguono rivendicando di aver seguito la vicenda con «attenzione ed equilibrio» e aggiungendo di aver il sostegno non solo di tutte le associazioni animaliste e ambientaliste italiane ma anche «della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica». Dunque, prosegue la lettera, «sentiamo il dovere di comunicare che non intendiamo legittimare con il nostro voto il cedimento politico di alcuni a una piccola lobby di settore e a meno di 750mila cacciatori. Né, tanto meno, alla loro volontà di sparare indiscriminatamente tutto l’anno e contro qualsiasi specie animale». Insomma niente voto per il provvedimento. Una divisione interna che arriva in un momento delicatissimo per il Pdl e che aggiunge inevitabilmente benzina sul fuoco in una situazione già incandescente.
E infatti la lettera si conclude con una professione di fedeltà al partito, invocando per l’eventuale scelta dell’astensione «un problema di coscienza» che «non ha nulla a che vedere con la situazione politica interna al nostro partito».
Tra i dissidenti alcuni finiani come Benedetto Della Vedova e Fabio Granata che potrebbero andare fino in fondo. Assai improbabile invece che la minaccia di non votare col governo venga poi effettivamente messa in atto da altri firmatari.

Come Annagrazia Calabria, animalista convinta, che auspica di trovare un accordo soddisfacente ma che comunque alla fine assicura che voterà col governo.
Intanto fuori Montecitorio prosegue la protesta delle associazioni contro la caccia, una ventina in tutto tra cui Legambiente, Wwf, Lipu.

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