Cacciare è come guidare Serve il test dell’alcol anche per le doppiette

È noto che ormai guidare l’automobile è diventato un rischio, che personalmente giudico esagerato, per il portafogli, la patente e talvolta per la fedina penale.
Dovesse mai capitarvi di investire una persona di colore, vestita di nero, su una bicicletta blu scura senza fanali, in una strada priva di illuminazione, sperate soltanto di non aver bevuto un bicchiere di sidro, perché finite sui giornali come un alcolizzato abituale e un probabile consumatore di coca, killer spietato di innocenti ciclisti ecocompatibili. Tra un po’ non si potrà neanche più fumare una sigaretta mentre si guida. Non che me ne importi: io fumo (poco) ma mai in auto. Suggerisco di stringere la vite anche su passeggeri, estendendo il divieto anche a loro. Il fumo passivo potrebbe finire negli occhi di chi guida.
Dal momento che la stretta su fumo, alcol e sesso (speriamo poi ci rimanga anche qualcosa di piacevole nella vita) si fa ogni giorno più serrata, alcuni esponenti dei Verdi liguri hanno pensato che chi usa armi da fuoco, potenzialmente letali non soltanto per lepri e cinghiali, ma anche per bipedi senza coda, andrebbe sottoposto al test antialcol e antidroga quando è «nell’esercizio delle proprie funzioni», ovvero a caccia. Sul momento l’idea potrebbe sembrare una banale provocazione (e un pizzico lo si intravede), però, se si pensa che la stagione venatoria comporta annualmente una non trascurabile scia di cadaveri e feriti (umani) e una non misurabile sequela di morti fra gli stessi cani da caccia, l’iniziativa non pare poi tanto balzana. L’idea è venuta al consigliere provinciale dei Verdi di Genova Angelo Spanò, che ha presentato un’apposita mozione con la quale chiede di impegnare la Giunta provinciale in questo senso e di aggiungere ai normali controlli già in atto nei confronti dei cacciatori una serie di esami a campione tra cui appunto l’alcol test.
L’iniziativa di Spanò, spalleggiata dalla presidente dei Verdi liguri Cristina Morelli, non è per la verità nuovissima. Lorenzo Lombardi, componente del gruppo consiliare dei Verdi di Pistoia, aveva raccolto qualche anno fa adesioni presso Comuni e Regioni alla sua proposta: «Chi maneggia le armi deve essere controllato come chi guida, perché deve avere la massima lucidità psicofisica».
Lombardi chiedeva che i limiti alcolemici, per chi va a caccia, fossero gli stessi di chi guida, prevedendo, quali sanzione, dalla sospensione per sei mesi del porto d’armi, fino al suo ritiro definitivo in caso di positività alle sostanze stupefacenti. L’iniziativa di Lombardi è naufragata nel massacro (politico e amministrativo) dei cacciatori e non se ne è più saputo nulla. Ora ci provano i liguri suscitando lo stesso sdegno da parte dei seguaci di Diana.
Il consigliere regionale del Pdl Matteo Rosso, si dice «indignato e sconcertato» e controbatte proponendo che i test vengano fatti ai prossimi candidati dei Verdi «al fine di evitare le elezioni di consiglieri che parlano a vanvera».
Stando nella più solida trasversalità politica, mi chiedo perché tanta acredine.

Considerando che l’anno scorso, per incidenti di caccia, sono morte 54 persone e ne sono rimaste ferite 87 è così folle chiedere, a chi maneggia armi da fuoco, l’integrità psicofisica che si chiede a un gruista quando lavora?

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