Cacciato il capo degli 007 neozelandesi: si era inventato il curriculum

Stephen Wilce era riuscito a ottenere un posto chiave ai vertici dell'intelligence di Wellington presentando credenziali eccellenti. Era tutto falso, ma nessuno si prese la briga di controllare.

Non era vero niente. Stephen Wilce non aveva mai lavorato per l'MI5, il servizio segreto britannico. Non aveva invenatto il sistema di guida dei missili Polaris, non aveva militato nell'intelligence della Marina di Sua Maestà, non aveva nemmeno mai giocato nella nazionale gallese di rugby. Ma, al momento di vagliare la sua domanda di essere assunto come capo di una agenzia chiave per la sicurezza della Nuova Zelanda, tutti i passaggi del suo curriculum erano stati presi per buoni senza verifica. E così nel 2005 Wilce si era trovato a dirigere l'Agenzia tecnologica per la difesa del governo di Wellington. Da quella scrivania, Wilce era in grado di venire a conoscenza di molti segreti assai delicati, e non solo relativi alla sperduta nazione oceanica: perché la Nuova Zelanda è stretta alleata degli Stati Uniti, cui è legata (insieme all'Australia) da un patto chiamato Anzus. E da sempre si dice che tra Australia e Nuova Zelanda si trovino le basi operative di Echelon, il sistema di spionaggio satellitare di cui Washington e i suoi pard non hanno mai ufficialmente ammesso l'esistenza.
Come Wilce sia riuscito ad arrivare in quel posto inventandosi un curriculum dal nulla è un mistero sul quale ora indaga una commissione d'inchiesta disposta dal premier John Key. Alcune delle frottole raccontate dal (falso) 007 erano facilmente verificabili, come quella relativa ai suoi trascorsi sportivi. E se è vero che degli agenti del MI5 non esiste un albo pubblico da consultare, è altrettanto pacifico che sarebbe bastata una verifica con i colleghi britannici per scoprire che da quelle parti Wilce non si era mai visto.
La storia, insomma, sembra un istruttivo apologo su quanto fallaci possano rivelarsi le tecniche moderne di recruiting e di selezione del personale, specie se applicate a un settore assai particolare come quello dei servizi segreti.

Intanto il diretto interessato, Wilce, ha già ammesso di avere mentito spudoratamente: confessando di avere avuto un'inguaribile tendenza a dire bufale fin da bambino. Un'abitudine proseguita in età adulta, ma che sarebbe rimasta impunita se non lo avesse sbugiardato una trasmissione televisiva.

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