Il cadavere di un pensionato trovato in un’auto: è giallo

Il corpo dell’uomo giaceva riverso all’interno dell’auto, gli abiti intrisi di sangue, un bavaglio sulla bocca, un coltello in grembo. Ieri alle 15.30 un cittadino bosniaco passa vicino alla vettura, nota la figura scomposta e lancia l’allarme. Arriva la polizia e in breve la vittima viene identificata come Cesare Mori 68 anni, pensionato dal passato cristallino. Un vero giallo dunque, reso ancora più complicato dalla denuncia di scomparsa presentata la settimana scorsa dalla figlia.
Cesare Mori abitava da solo in via Pordenone 1, dopo che un paio d’anni fa gli era morta la madre di 95 anni, assistita amorevolmente fino all’ultimo. Nato a Soresina, in provincia di Cremona, 40 anni fa, dopo il matrimonio, si era trasferito nell’appartamento di via Pordenone con la moglie e la suocera, anche se lavorava a Gemona in provincia di Udine. Tutte le settimane partiva alla domenica sera per rientrare solo il venerdì. In questi anni era prima nata la figlia, poi era morta la suocera infine aveva portato a casa la madre invalida. Qualche anno fa la moglie lo lascia, poi parte anche la figlia, in Germania per lavoro, infine muore la madre.
Mori si ritrova solo, non si apre volentieri con i vicini, i pochi con cui parla riferiscono di una persona introversa con un grande amore per gli animali. Ha sempre tenuto a casa qualche cani e gatti. La settimana scorsa la scomparsa. La figlia è rimasta in contatto con il padre che sente con frequenza. Improvvisamente lui però non risponde più alle telefonate. Un paio di giorni poi la donna chiede alla polizia di andare a vedere cosa gli sia successo. Venerdì un paio di volanti vanno a casa, parlano con il custode e i vicini, suonano alla porta. Ma del pensionato nessuna traccia. Fino alle 15.30 di ieri, quando un passante nota una Ford Fusion parcheggiata in via Casasco, viuzza tra Lambrate e l’Ortica, solo capannoni e uffici, nessuna abitazione. Butta l’occhio dentro l’abitacolo e nota quel fagotto insanguinato. È Cesare Mori, le ricerche sono finite.
L’uomo ha un paio di ferite tra gola e torace, uno spago attraverso il viso tiene fermo un bavaglio in bocca. Tutto lascia pensare a un omicidio, la zona è frequentata da travestiti e protettori, anche se qualche particolare non quadra. L’arma del delitto, un coltellaccio da cucina, viene trovato nel grembo della vittima. L’uomo è vestito, quindi nessun incontro clandestino, e ha in tasca il portafoglio con i soldi, dunque nessuna rapina. Il suo passato cristallino poi porterebbe a escludere qualsiasi contatto con la malavita. Certo potrebbe aver visto o saputo qualcosa che non doveva, ma anche questa ricostruzione non convince. L’uomo è scomparso la settimana scorsa ma la sua morte, secondo il medico legale, risalirebbe al massimo alla sera prima. Si fa strada una seconda possibilità. Mori solo e depresso avrebbe prima chiuso ogni contatto con il mondo esterno.

Forse ha anche lasciato casa e ha vagato per giorni, fino a finire, volontariamente la sua vita in una buia stradina di periferia. Un’ipotesi che sarà presto confermata, o smentita, dagli accertamenti scientifici come l’autopsia e le analisi delle impronte digitali sul manico del coltello.

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