Gian Micalessin
da Neve Dekalim
Qua, a Neve Dekalim, l'espugnata capitale delle colonie di Gaza è il deserto. Là, a Gadid, tre chilometri più a sud l'ultima battaglia. L'ultima prima del sacro riposo dello Shabbat. L'attacco alla sinagoga di Neve Dekalim, l'immagine del migliaio di ragazzini portati via dai soldati doveva servire a dissuadere i ribelli. Convincerli che la protesta è inutile. A spegnere gli ardori dei ribelli in maglia arancione doveva contribuire anche la resa di Kfar Darom, la Sparta dei coloni espugnata nonostante il lancio di bottigliette di acido e il ferimento di decine di poliziotti.
I ribelli, invece, hanno ancora fiato ed energie da spendere. Venerdì mattina il loro nuovo fronte è Gadid, una minuscola colonia abitata da solo sessanta famiglie e famosa per le sue coltivazioni di erbe medicinali. Ma questa mattina le scorte d'erbe calmanti sembrano esaurite. Non appena l'esercito e gli yamani, le tenebrose forze speciali della polizia in tuta nera, s'affacciano ai cancelli i rivoltosi si barricano nella sinagoga. Per entrare l'esercito deve far entrare in azione i bulldozer e abbattere i cancelli bloccati dalle carcasse di vecchie automobili e dagli pneumatici in fiamme.
Superata quella barricata bisogna anche qui espugnare l'ultima trincea. L'operazione sembra la replica di quella di Kfar Darom e Neve Dekalim, ma non è comunque né facile, né agevole. A complicar le cose s'aggiungono gruppi di militanti palestinesi che aprono il fuoco sull'insediamento. Dentro la sinagoga si sono radunati almeno 90 fra estremisti e ragazzini. Anche questa volta il punto di critico della resistenza diventa il tetto. Da lassù i ribelli bersagliano con vernice e uova, tegole e pietre i reparti di soldati e polizia. E per un attimo lassù, tra quello stormo di agitati acrobati arancione si sfiora la tragedia. È, come ieri a Neve Dekalim, il momento dell'olio, la sacra unzione con cui si spera d'ostacolare l'ultimo assalto nemico.
Mentre spreme la bottiglia una ragazzina appoggia un piede sul rivolo untuoso, perde l'equilibrio, ruzzola sulle tegole, cade per almeno tre metri. Urla e ordini si spengono di colpo e per qualche minuto nella colonia assediata risuona solo l'ululato delle ambulanze. Per fortuna non è nulla di grave. Solo qualche contusione al collo curabile con un collarino di plastica e qualche giorno d'ospedale. La caduta spegne, però, gli ardori dei resistenti e poco dopo mezzogiorno la polizia può finalmente trascinarli via e buttarli sui soliti bus in attesa.
L'evacuazione della quindicina di famiglie rimaste nella colonia è, a quel punto, un gioco da ragazzi. I novanta ribelli fatti «accomodare» sugli autobus continuano invece a dare problemi. Pochi minuti dopo la partenza un gruppetto approfitta di una sosta per aprire la porta e buttarsi giù. L'unica via di fuga sono le baraccopoli sul lato ovest della strada. Là vivono i Mouasi, un clan di beduini palestinesi rimasto all'interno dei territori controllati dai coloni israeliani. La mossa dei fuggitivi manda nel panico polizia ed esercito. Molti Mouasi lavorano da anni dentro gli insediamenti, ma nessuno può garantire la sicurezza di un israeliano in fuga tra le loro baraccopoli. Là, non più di tre giorni fa, è stata trovata una cintura esplosiva parcheggiata dalla Jihad islamica in attesa di un attentatore suicida pronto a turbare le operazioni di disimpegno.
Per ritrovare i fuggitivi devono, dunque, entrare in azione le forze speciali. Ci mettono solo qualche decina di minuti, ma sono momenti di angoscia. Gli ultimi prima del riposo dello Shabbat che blocca fino a domenica mattina tutte le operazioni del ritiro. Domani, quando si ricomincerà, resteranno da evacuare gli insediamenti di Katif, Elei Sinai, Atzmona e Netzarim, nella Striscia di Gaza, e le colonie di Sa Nur e Homesh in Cisgiordania. L'osso più duro nella Striscia, dove si spera di finire entro martedì, sarà sicuramente Netzarim, la colonia ideologica situata nel centro della Striscia ed abitata da non più di 60 famiglie.
In Cisgiordania esercito e polizia entreranno in azione solo dopo l'evacuazione dell'ultimo colono di Gaza. La zona rossa, qui, è Sa Nur dove molti residenti sarebbero ancora armati. Se non vi saranno problemi l'evacuazione totale dovrebbe concludersi entro il prossimo venerdì. A quel punto si potrà completare la demolizione delle case già avviata giovedì notte nella parte già evacuata di Atzmona.
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