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Cade elicottero italiano in Irak, morti 4 militari

Il velivolo aveva portato all’aeroporto di Kuwait City un maresciallo che doveva rientrare in Italia: il sottufficiale ha saputo dalla moglie della tragedia

da Nassirya

È precipitato nella notte tra le sabbie del deserto iracheno, a pochi chilometri dalla base italiana di Tallil. L’elicottero dell’Aviazione dell’Esercito stava rientrando dal Kuwait quando si è schiantato al suolo senza lasciare scampo ai quattro militari italiani a bordo.
Le prime indagini escludono che si tratti di un attacco e la tesi prevalente è quella dell'incidente, causato da una tempesta di sabbia. Su quanto accaduto indagherà comunque «a tutto campo» una commissione d' inchiesta della Difesa che è partita per l’Irak.
L'elicottero Ab-412 - con a bordo due piloti, il tenente colonnello Giuseppe Lima, 39 anni, di Roma e il capitano Marco Briganti, 33 anni, di Forlì e due mitraglieri, il maresciallo capo Massimiliano Biondini, 33 anni di Bagnoregio (Vt) e il maresciallo Marco Cirillo, 29 anni, di Viterbo - era partito da Tallil, la base del 6° Roa, dove operano anche i mezzi dell'Aviazione dell'Esercito. Non si trattava di una missione particolarmente delicata: il velivolo doveva trasportare all'aeroporto di Kuwait City il maresciallo capo Cristian Polifka che ritornava in Italia per un lutto familiare. Polifka ha saputo dalla moglie della tragedia, quando è sbarcato all’aeroporto di Trieste.
Durante il volo di rientro, l'Ab-412 con i quattro militari si è fermato per fare rifornimento di carburante alla base di Camp Buerhing, sempre in Kuwait, alle 19.30 ora locale. Ma poco dopo il decollo è stato perso il contatto radio con il velivolo e da Tallil sono scattati i soccorsi. All'1.55 la tragica scoperta: i resti dell'elicottero - completamente distrutto - vengono trovati in una zona desertica a 15 chilometri dall'aeroporto di Tallil. Per i membri dell'equipaggio non c'è più nulla da fare.
I militari presenti hanno immediatamente svolto i primi accertamenti. Al momento, la pista più accreditata è quella dell'incidente. Il primo a indicarla è stato il sottosegretario alla Difesa, Filippo Berselli, dopo aver svolto una breve informativa alla Camera sull'accaduto. «Ci può essere stato - ha spiegato Berselli - un guasto tecnico o un errore umano. Al momento non c'è nessun elemento che faccia pensare a un abbattimento. Il velivolo è caduto in una zona desertica e l'elicottero era dotato di tutte le attrezzature per la difesa contro i missili: non era certo un aereo da turismo». E anche da Nassiriya, il portavoce del contingente italiano, colonnello Fabio Mattiassi, ha parlato di «probabile incidente, non ci sono segni di un attacco». Il comandante dell'Aviazione dell'Esercito, generale Enzo Stefanini, ha osservato che «se si fosse trattato di un atto ostile sarebbe stato preceduto e seguito da tanti altri fatti che in questo caso non si sono verificati».
Un incidente, dunque. Ma come mai piloti esperti come Lima e Briganti (quest' ultimo con all'attivo tantissime ore di volo in Irak) non sono riusciti a evitarlo? Le prime risposte, che sono filtrate da chi sta lavorando all'inchiesta, parlano di una tempesta di sabbia. Si tratta di un fenomeno frequentissimo in Irak e molto pericoloso per chi vola, soprattutto di notte. Così, secondo questa ricostruzione, un vero e proprio muro di sabbia si sarebbe improvvisamente levato dal deserto. I piloti dell Ab-412 avrebbero cercato di cambiare rotta, ma la manovra non sarebbe riuscita e l'elicottero si sarebbe schiantato al suolo.
Le fonti ufficiali invitano alla prudenza. Il colonnello Mattiassi ha sottolineato che «le condizioni meteorologiche consentivano il volo». Qualcosa di più certo si saprà nei prossimi giorni, grazie al lavoro della Commissione d'inchiesta, che già da questa mattina esaminerà il relitto.


I corpi delle vittime ora sono nella base militare italiana di Camp Mittica e dovrebbero rientrare in Italia questa notte.

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