Caiza, il messaggero delle Ande stregato dalla magia della luce

Lo Spazio Crapapelada espone quaranta raffinate tavole del pittore ecuadoregno

Marta Bravi

Una sorta di reportage fotografico messo in pittura. Così si potrebbe definire il lavoro di Juan Rafael Caiza, pittore ecuadoregno, che ha inaugurato l’altro giorno la sua personale allo spazio Crapapelada. «Mesajero de los Andes» è il titolo della mostra ospitata in via Savona 12 (dal martedì al sabato, orario 10-13 e 15-20), fino al 28 gennaio. Titolo che non potrebbe essere più immediato, racchiudendo il senso della produzione artistica di Caiza, vissuta quasi fosse una missione, lo scopo ultimo di un’esistenza. Il pittore presenta 40 raffinate tavole, molte delle quali inedite, che si avvicinano per stile e dimensioni all’arte delle miniature. Sono schizzi, frammenti di vita che racchiundono lo spirito di un popolo, definito da Caiza «il Popolo delle Ande», per differenziarlo da quello delle pianure. Come a dire che al di là dei confini territoriali e politici una storia, una cultura e una religione millenaria uniscono tutte le genti che vivono «abbarbicate» sulle Ande in un unico popolo, appunto.
I quadri in versione mignon raffigurano momenti e scene tratte dalla «Inti Raimi» ovvero «la festa del sole», una festa magico-rituale della durata complessiva di sei mesi circa, che raggiunge il culmine nel mese di agosto. Le celebrazioni, cui possono partecipare solo gli Indios, si spostano, infatti, da un paese all’altro delle montagne. Protagonista dei dipinti, così come della festa ovviamente, è il sole che il pittore ecuadoregno rappresenta al centro di ogni tavola in tutte le sfumature della scala cromatica che va dal rosa all’arancione. Quasi fosse il «Monet delle Ande», Caiza appare stregato dal sole e dalla magia che la luce dei suoi raggi emana, tanto da non poter fare a meno di dipingerlo in tutti i suoi quadri. E guardano la stella infuocata anche gli andini dai mantelli scuri, che sono raffigurati sempre di spalle, radunati in cerchio a suonare corni o tamburi. Sopra di loro le corna di un cervo, simbolo dello spirito delle montagne.

Con un colpo di colore le sciarpe illuminano le atmosfere tenui e delicate, così come delicato è il tratto di Caiza, capace di disegnare con estrema grazia i riccioli dei capelli o i movimenti delle vesti che sembrano fondersi con la natura circostante. Sono immagini oniriche, eteree, magiche, come le atmosfere che l’artista andino immortala con olio e acrilico.

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