Caro direttore,
non vorrei essere pedante, né polemico, ma ho un preciso dovere verso i "miei" studenti, ai quali sto insegnando che le idee e i progetti non devono essere abbandonati, ma perseguiti con determinazione e con coerenza. Ma, soprattutto, considerato che mi sono posto come modello esemplare, cerco di essere un modello credibile. Mandandole il progetto «I giovani e la democrazia», avevo sperato in un importante contributo da parte della sua redazione, ma non abbiamo avuto nemmeno un cenno di risposta. Comprendiamo che le attività positive e silenziose non fanno ascolto. Ma, la speranza, basata sulla sua ben nota serietà umana e professionale, ci spinge a scriverle ancora. Non ci abbandoni, dottor Giordano, ci aiuti a creare un movimento che, coinvolgendo vari soggetti, crei le condizioni per liberare i giovani dalla cappa stagnante di disillusione e fatalismo, che li deprime e li disorienta. Le alleghiamo ancora il nostro progetto, che si pone, come principale obiettivo, quello di far loro acquisire una vera coscienza democratica. Tocca una molteplicità di tematiche, quali l'etica della politica, i valori fondanti della Costituzione, la partecipazione dei cittadini alla vita comunitaria, il ruolo della macchina fiscale e burocratica. Prevede anche la formulazione, col supporto dellUniversità La Sapienza, di una o più proposte di legge inerenti a problematiche giovanili, ad es.: contratti speciali di lavoro-formazione post laurea. Hanno finora aderito al progetto istituti superiori di nove diverse regioni, ma prevediamo di estenderlo a quasi tutte le regioni e anche a istituti di Paesi diversi, per un opportuno confronto. Pensa di riuscire a convincere la sua redazione che meriteremmo almeno un articolo informativo sul vostro quotidiano? In caso contrario, cosa dovrei rispondere ai ragazzi quando mi chiedono: «Per quale motivo, in un mondo in cui tutti straparlano, la scuola operativa non ha voce?».
Istituto Professionale E. Fermi - Reggio Calabria
Che cosa potrebbe rispondere? È facile: che se i suoi ragazzi, anziché impegnarsi su un progetto così, fossero andati a spaccare qualche vetrina avrebbero sicuramente avuto spazio su tutti i giornali. E probabilmente anche sul nostro. Che ci vuole fare? Sono le drammatiche leggi dellinformazione: si dà notizia di un balcone che crolla, mica di quelli che regolarmente stanno su. Ma siccome qui al «Giornale» vogliamo anche sovvertire qualche cattiva abitudine, e abbiamo promesso di essere la voce dellItalia migliore, cioè dellItalia che ci crede, ebbene, caro preside, eccoci qui: non essendo sicuro di poter convincere la redazione ad occuparsi di voi, lo faccio direttamente io. Qui, al posto donore. Lo meritate. È bello che dei ragazzi a scuola oggi parlino di democrazia, partendo dal presupposto che la «politica non è sporca né noiosa», come dite nella vostra presentazione (anche se, aggiungete, «talvolta sono inadeguati e improponibili i politici») e che «è sbagliato rifiutarla perché decide la nostra vita».
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