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Calabria, gli ispettori in corsia Sacconi: «Servizi da riorganizzare»

Per curare le ferite della sanità calabrese, con sei morti sospette negli ultimi giorni, arriveranno gli ispettori del ministero. Oltre alle inchieste avviate dalla magistratura, con una lista di medici e infermieri iscritti nei registri degli indagati, ieri si è mosso anche il ministro della Salute. Maurizio Sacconi ha disposto l’apertura di indagini sul servizio sanitario della Regione Calabria, inviando in riva allo Stretto i suoi detective con un duplice obiettivo. Anzitutto accertare le cause della serie di decessi avvenuti nelle strutture ospedaliere nelle ultime settimane: da quello accaduto a Locri agli ultimi due casi di Catanzaro e Lamezia Terme. Secondo, scovare «eventuali inefficienze organizzative» che confermerebbero «la necessità di robusti processi di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari nelle Regioni del Mezzogiorno». In particolare, con un occhio di riguardo all’efficienza e alla tempestività della macchina dei soccorsi del 118.
Sull’invio degli ispettori del ministero, il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ha espresso un commento positivo. «Ben vengano. Non potranno che rendersi conto dell’enorme sforzo che la Regione sta facendo per migliorare il sistema sanitario».
Intanto, sul fronte giudiziario, si intensificano le indagini sulle ultime due morti sospette. La magistratura di Catanzaro ha iscritto nel registro degli indagati i medici e gli infermieri del pronto soccorso dell’ospedale di Catanzaro che hanno visitato Felice Antonio Caligiuri, l’uomo di 61 anni deceduto la sera del 25 agosto. «È un atto dovuto», hanno spiegato in Procura, per consentire agli indagati la nomina di propri consulenti in vista dell’autopsia che sarà effettuata oggi. E nel caso di Caligiuri, secondo la denuncia presentata dai familiari, l’uomo è stato classificato come codice bianco, quello meno grave, nonostante lamentasse forti dolori al torace, mentre per l’Azienda ospedaliera l’uomo accusava un malessere generale e dolori al collo. E giustizia chiede Domenico Francolino, il padre di Giuseppe, il ragazzo di 26 anni, originario di Tropea (Vibo Valentia), morto nella tarda mattinata dell’altro ieri nell’ospedale di Lamezia Terme, dopo essere stato sottoposto, nei giorni scorsi, a un intervento chirurgico per un appendicite acuta. «Mio figlio - ha detto - non me lo restituirà nessuno, ma che almeno non commettano altri errori». Intanto i carabinieri, coordinati dalla Procura, stanno svolgendo una serie di verifiche sulla cartella clinica.
Contro la malasanità al Sud si schiera anche l’Osservatorio Farmaci&Salute del Movimento consumatori. La responsabile Rossella Miracapillo ha scandito che «gli ultimi casi sono soltanto la punta dell’iceberg.

È uno scandalo che non si può più tacere: puntualmente in estate si assiste a un tragico bollettino di morti per mancate cure».

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